Peschereccio attaccato da una motovedetta libica: «Marinai legati e picchiati»

Mercoledì 19 luglio, alle 22 circa, il peschereccio italiano Orizzonte attaccato giorni fa da una motovedetta libica è rientrato a Ortigia (Siracusa). Lo ha reso noto il presidente Federazione armatori siciliani Fabio Micalizzi. «L’immagine di chiari ed evidenti segni dei colpi è eloquente e drammatica», ha detto all’Adnkronos. «Fortunatamente, tutti i membri dell’equipaggio sono miracolosamente salvi, ma ciò che hanno vissuto avrebbe potuto trasformarsi in una vera e propria strage. Il racconto del terrore vissuto dagli uomini a bordo è stato commovente e inquietante». La Federazione Armatori Siciliani «esprime tutta la solidarietà e il sostegno all’equipaggio e all’armatore Nino Moscuzza in questo momento di profondo sgomento e preoccupazione».

Il racconto dell’equipaggio: «Abbiamo vissuto scene di vero terrore»

L’equipaggio ha descritto i lunghi momenti di paura che ha vissuto. Gli uomini, ha spiegato sempre Micalizzi, hanno raccontato di «essere stati legati come salami, picchiati e vittime di furti di denaro e oggetti in oro». «Questi atti di violenza inaudita sono inaccettabili e richiedono una risposta immediata e ferma. I legali della Federazione armatori siciliani stanno completando l’esposto che sarà depositato a mezzo Pec presso la Procura della Repubblica di Roma e, a breve, presso la Procura della Repubblica di Catania». I fatti sono avvenuti in acque internazionali e «la Marina Militare Italiana è a conoscenza dell’accaduto». «Ora ci aspettiamo risposte concrete e tempestive dalla magistratura e dal governo», ha concluso Micalizzi. «La sicurezza e la giustizia per il nostro equipaggio sono priorità assolute. Il nostro intento è perseguire con fermezza i responsabili di questa atroce azione e assicurare loro la giusta punizione prevista dalle norme di diritto internazionale».

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