Ultimo rosica ancora e continua ad attaccare la stampa

Stando alla Treccani, il verbo “rosicare” indica un rodimento dovuto a invidia o gelosia. È evidente che dalla parte della Treccani si frequenti poco il mondo dei social, dove il verbo rosicare viene usato spesso per indicare chi è incartato in una condizione di rabbia illogica per ragioni che, appunto, non hanno a che fare con situazioni legate a invidia o gelosia, quanto piuttosto a un malumore dovuto da qualcosa che ci disturba. Je rode il culo, dove l’articolo piò essere sostituito comodamente dal romanesco “er” lo si può quindi applicare serenamente a chi apparentemente ha già tutto, sicuramente più di noi, ma è comunque disturbato da qualcosa che sta accadendo o è accaduto.

Ultimo rosica ancora e continua ad attaccare la stampa
Ultimo (dal profilo Instagram).

Le stroncature di Solo e di Vivo coi sogni appesi sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso

Ecco, se questo articolo fosse cominciato con un classico “A Ultimo je rode il culo con la stampa”, nessuno avrebbe dovuto avere nulla da eccepire. È un fatto, del resto, inoppugnabile, e il buon Niccolò, questo il suo nome all’anagrafe, da San Basilio, non ha perso occasione per farcelo capire anche dal palco del suo nuovo tour, nella data zero di Lignano Sabbiadoro. Durante l’esecuzione del brano Canzone stupida, infatti, quella che per intendersi inizia con «Avessi avuto solo un briciolo di dignità/ ti avrei mandata a fare in culo quattro mesi fa», Ultimo ha fatto proiettare sul maxi schermo alcuni articoli che negli anni lo hanno attaccato, qualcuno con riferimento all’ultimo Sanremo e agli applausi che avrebbero accolto il suo quarto posto, poi una stroncatura sul Fatto Quotidiano di Paolo Talanca del suo album Solo, e uno su Mow di Grazia Sambruna del suo documentario Vivo coi sogni appesi (Prime Video) andando poi a cambiare lievemente il testo alla canzone, dedicata in origine a una lei e qui trasformata in una canzone contro i giornalisti. I versi «canzone stupida, canzone stupida, come me, come quello che dico/ canzone stupida, canzone stupida/ come te come ogni tuo respiro» è stata così trasformata in «canzone stupida, canzone stupida, come me, come quello che dici/ canzone stupida, canzone stupida/ come te come quello che scrivi», con tanto di gesto del vergare su foglio, immagino una ennesima stroncatura. Per altro, esattamente come certi innamorati che fanno sapere reiteratamente ai propri ex di non star lì a pensarli dimostrando esattamente il contrario, Ultimo non fa che sottolineare quanto je rode, così come i suoi fan che si fiondano poi sui profili dei giornalisti in questione commentando “non sappiamo neanche chi sei”. Sì, come no.

Ultimo rosica ancora e continua ad attaccare la stampa
Ultimo in concerto (dal profilo Instagram).

Da Venditti a Guccini fino al dito medio di Laura Pausini: i precedenti che hanno fatto la storia

Ora, che i cantanti ce l’abbiano con la stampa specializzata è storia vecchia, vecchissima. In principio fu Venditti a scrivere Penna a sfera, nell’album del 1975 Lilly, indispettito da Enzo Cafarelli che su Ciao 2001 aveva osato scrivere un pezzo piuttosto critico nei suoi confronti dal titolo Comapagni e champagne. A lui aveva fatto seguito, in maniera decisamente più roboante Francesco Guccini, che nel 1976, nel brano L’avvelenata aveva scritto gli ormai famosissimi versi «Tanto ci sarà sempre/ lo sapete/ un musico fallito, un pio, un teorete/ un Bertoncelli, un prete a sparar cazzate». Riccardo Bertoncelli, a ragione considerato tra i padri della critica musicale italiana, infiocinato con rabbia dal maestrone di Pavana, colpevole di non essere stato benigno con lui. Via via la critica si è ammorbidita, in parte, e i casi di attacchi nelle canzoni si sono rarefatti, anche se le poche voci rimaste libere ed efficaci sono state colpite da altri strali: si pensi al famoso dito medio che Laura Pausini ha sfoderato sul palco di San Siro, come a Tommaso Paradiso che, fresco dal successo del concerto al Circo Massimo, di lì a qualche giorno avrebbe annunciato la sua uscita dai Thegiornalisti, invece che gioire rivendicava quel successo verso il solo che aveva osato mettere in dubbio la veridicità dei numeri, e per questioni personali mi guardo ben dal dire in entrambi i casi a chi fossero indirizzati dita medie e parole di fuoco.

Ultimo rosica ancora e continua ad attaccare la stampa
Ultimo a Sanremo 2023 (Getty Images).

Ultimo si concentra più sulle poche voci contro che sui suoi fan adoranti

Finiti gli anni belli dei dissing su Twitter, con scontri anche epici che coinvolgevano pure i fanclub, è arrivato il momento del silenzio assenso, nessuno critica e quindi nessuno si incazza. O almeno, quasi nessuno. Ultimo è recidivo, in realtà. Già quando il “ragazzo Mahmood” nel 2017 gli sfilò incautamente dal naso la vittoria al Festival di Sanremo, con le gag festanti dei giornalisti al Roof dell’Ariston e col conseguente discorso ormai entrato nella storia in conferenza stampa quando disse che i giornalisti erano delle merde, e che gliel’avevano tirata. I secondo gliela avevano giurata. E l’applauso al suo quarto posto quest’anno arriva da lì. Ma che ancora oggi, al secondo tour glorioso negli stadi, quando ormai nessuno può davvero aver nulla da ridire sul suo successo, lui se ne stia lì a rosicare, bè, ce lo fa stare decisamente simpatico. Ultimo è uno qualunque arrivato al successo, al punto da concentrarsi più sui pochissimi che hanno osato uscire dal coro che a tutti gli altri a quattro zampe, o meglio, al tanto pubblico che legittimamente lo segue adorante. A Sanremo, del resto, Ultimo ha praticamente evitato la stampa, incontrata in precedenza, con una operazione di diplomazia da parte del suo ufficio stampa immaginiamo non semplicissima, ma l’idea che la critica possa non essere inchinata deve proprio rimanergli indigesta. La colpa, suppongo, sia di Maria De Filippi che negli anni ha invitato i giornalisti un tempo critici nei confronti del suo talent davanti allo schermo e sotto i riflettori, portandoseli tutti (o quasi) dalla sua parte, inventandosi la favoletta della “critica costruttiva” e ammazzando, in sostanza, un settore già malmesso di suo. Benvenga Ultimo che almeno alza i toni e da borgataro quasi invita a vedersela “da uomini”. Perché una cosa è certa: meglio con gli occhi neri che a quattro zampe. Per cui, Niccolò, tu sarai pure di San Basilio, io di Ancona, tu sei cresciuto nella borgata, io in una città col porto: quando vuoi, dimmi solo il posto e il giorno, a mani nude, ovviamente.

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