Salario minimo, possibile incontro tra Meloni e opposizioni l’11 agosto

Dopo la sospensiva votata dalla Camera lo scorso 3 agosto, è possibile che il confronto sul salario minimo riparta l’11, prima della pausa estiva. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, sarebbe venerdì la giornata che si sta valutando per l’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le opposizioni. «Confermo che nel pomeriggio di venerdì 11 una delegazione del governo, guidata dalla presidente del Consiglio, incontrerà le forze politiche di opposizione per ascoltare le proposte da loro articolate sul salario minimo, in spirito di costruttivo rapporto istituzionale», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Calenda: «Saremo ricevuti prima della pausa estiva»

A preannunciare un confronto prima della pausa estiva con il governo era stato Carlo Calenda, che aveva da subito lasciato aperto uno spiraglio di dialogo con la maggioranza. «Dai contatti che ho avuto ritengo che la premier ci riceverà prima della pausa estiva per confrontarci sul salario minimo», ha spiegato a Repubblica il 7 agosto, specificando di non aver mai dato «disponibilità a un incontro a due». «Si tratta di una proposta fatta da tutte le opposizioni», aveva chiarito il leader di Azione. «Il che è un valore da preservare. Poi certo, se i segretari degli altri partiti ritenessero di non venire, io andrei lo stesso. Va riconosciuto che la maggioranza ha ritirato l’emendamento soppressivo del nostro testo e aperto al dialogo».

Le opposizioni cominciano la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare

Subito dopo l’ok della Camera alla sospensiva che spostava il dibattito sul salario minimo a settembre, la segretaria dem Elly Schlein aveva dato battaglia: «Il governo scappa sul salario minimo rinviando l’analisi della legge presentata dalle opposizioni, ma noi non ci fermiamo. Porteremo la battaglia nelle piazze». Poi aveva aggiunto: «Ci mobiliteremo per rafforzare la nostra proposta, raccogliendo le firme dei cittadini e delle cittadine. Lo facciamo perché è una battaglia giusta e necessaria, nell’interesse di oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici povere nel nostro Paese. Perché lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase». Sulla stessa linea il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

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