Rastrellamento del Ghetto di Roma: cos’è successo il 16 ottobre 1943

Il 16 ottobre del 1943, esattamente 80 anni fa, si svolse a Roma uno degli eventi più drammatici legati alla Seconda Guerra mondiale nella Capitale. È infatti proprio in questa data che si ricorda il rastrellamento del ghetto ebraico, con la deportazione di oltre 1.000 persone.

Il rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943

Le truppe naziste iniziarono a pattugliare diverse zone della città (non solo il Ghetto, ma anche il Salario, Trastevere, Testaccio e Monteverde) alla ricerca di persone di origine ebrea da condurre ai campi di concentramento. Gli individui costretti ad abbandonare per sempre le loro case, diretti verso una morte praticamente certa, furono inizialmente 1.259, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini. Il giorno del rastrellamento non venne scelto in maniera casuale: fu selezionato un sabato (la giornata sacra di riposo per gli ebrei, nonché festa del Sukkot) perché in quel modo i tedeschi ebbero la certezza di trovare le loro vittime in casa. I prigionieri pronti a essere spediti nei campi di sterminio vennero raccolti a Palazzo Salviati, dove i tedeschi distribuirono loro dei bigliettini scritti in italiano con le istruzioni per la deportazione. Non tutti furono obbligati a partire: in 227 infatti vennero rilasciati perché provenienti da famiglie miste. Gli altri 1.000 vennero caricati due giorni dopo su un treno alla Stazione Tiburtina su 18 carri bestiame. La maggior parte finì ad Auschwitz-Birkenau.

Solo 16 i sopravvissuti

Del migliaio di persone partite, soltanto 16 riuscirono a sopravvivere, di cui 15 uomini e una sola donna. Nessun bambino sopravvisse al rastrellamento, che viene ricordato nella città di Roma attraverso una lapide commemorativa al Tempio Maggiore. In occasione dell’80esimo anniversario, a proposito, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Roma per deporre di una corona d’alloro lungo il muro della sinagoga. Insieme al capo dello Stato anche il sindaco Roberto Gualtieri, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun, e infine il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.

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