Archivio
- Ottobre 2024 (40)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Quando sono attesi i picchi del coronavirus nelle regioni italiane
Fine marzo in Piemonte, Toscana, Liguria, Trentino e Friuli. Ad aprile in Emilia Romagna, Veneto e Marche. Ma i dati sono ancora troppo incompleti per fare previsioni precise.
L’epidemia di coronavirus viaggia a velocità diverse a seconda delle regioni: è quanto emerge dall’analisi fatta dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iac Cnr). Utilizzando i dati pubblicati dalla Protezione civile, Sebastiani ha rilevato che fra il 10 e l’11 marzo si è registrato un aumento del tasso di crescita, dopo un precedente calo, in Sicilia e Lazio e meno marcatamente in Puglia, «forse causato dall’esodo dal Nord al Sud avvenuto in seguito al decreto che l’8 marzo istituiva la zona rossa in Lombardia».
IN EMILIA ROMAGNA IL PICCO POTREBBE ARRIVARE AD APRILE
Sulla base degli stessi dati, inoltre, il ricercatore ha elaborato le previsioni relative all’arrivo del picco in otto regioni, ossia ha calcolato il periodo «in cui si raggiunge il numero stabile dei contagiati e dopo i quali inizia la fase calante». Nelle otto regioni analizzate si distinguono due gruppi: uno comprende Piemonte, Toscana, Liguria, Trentino e Friuli, dove alla luce dei dati raccolti finora il picco dovrebbe arrivare a fine marzo; l’altro comprende Emilia Romagna, Veneto e Marche, dove il picco dovrebbe arrivare tra metà e fine aprile.
I DATI PERÒ SONO ANCORA INCOMPLETI
Tuttavia, secondo il direttore dello Iac Cnr, Roberto Natalini, allo stato attuale e sulla base dei dati a disposizione, ancora incompleti, «è impossibile per chiunque poter prevedere quando l’epidemia di Covid-19 raggiungerà il picco in Lombardia, e poi finirà». Natalini ha osservato inoltre che, sebbene i modelli matematici esistano, «questa è una situazione molto complicata perché non si hanno tutti i dati necessari per fare i calcoli. Non si sa infatti quanto siano gli infetti e quante persone esattamente siano morte per la Covid-19, perché in Italia se una persona con altre patologie e positiva al virus muore, viene classificata come deceduta per il coronavirus, mentre magari potrebbe essere morta per altre cause». Tra l’altro è ancora difficile avere i dati regione per regione.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it