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L’identikit dei malati di coronavirus: fasce d’età, sintomi e mortalità
I più colpiti sono gli anziani, ma tra i contagiati il 22% ha tra i 19 e 50 anni. Solo il 19% dei positivi mostrava condizioni critiche al momento del tampone. Cosa dice la prima analisi dell'Iss sui malati di Covid-19.
Il Covid-19 non è una malattia solo per vecchi. Eppure per settimane più di qualche esperto aveva sottolineato come il nuovo coronavirus colpisse soprattutto i soggetti più anziani e con patologie pregresse. In realtà guardando i primi dati dell’Istituto Superiore di Sanità si nota che lo scenario è più complesso.
Il 9 marzo l’Iss ha pubblicato una prima analisi approfondita sulle persone trovate positive alla Sars-CoV-2. Uno studio che fornisce indicazioni utili per capire l’evoluzione della malattia e i rischi che corriamo tutti, nessuno escluso.
Il primo dato che salta all’occhio è che il 22% dei pazienti risultati positivi al tampone ha un’età compresa tra i 19 e 50 anni. Questo, ha fatto notare l’Istituto, rende chiarissimo come tutte le fasce di età, compresi i giovani, debbano rispettare le norme per arginare il contagio.
OLTRE IL 75% DEI POSITIVI HA PIÙ DI 50 ANNI
Il resto dei soggetti colpiti ha più di 50 anni, in particolare il 37,4% dei malati ha tra i 51 e 70 anni e il 39,2% ha più di 70 anni. La fascia che invece ha meno casi in assoluto, solo l’1,4%, è quella tra 0 e 18 anni. Complessivamente quindi l‘età mediana dei pazienti è di 65 anni e tra questi ben il 63,1% è rappresentato da uomini. «In questi giorni», ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, «le cronache riportano molti esempi di violazioni delle raccomandazioni, soprattutto da parte dei giovani. Questi dati confermano come tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili. Rinunciare a una festa o a un aperitivo con gli amici, non allontanarsi dall’area dove si vive è un dovere per tutelare la propria salute e quella degli altri, soprattutto i più fragili».
Nel documento viene anche evidenziato il rapporto tra le fasce d’età colpite e i decessi. Emerge così un primo dato sulla letalità, calcolata dividendo il numero di persone decedute per il totale dei malati, che conferma come il Covid-19 sia molto pericoloso per gli anziani. Sotto i 40 anni non è stata registrata alcuna vittima, mentre per le fasce sopra i 60 i numeri iniziano a crescere: il 10,4% aveva tra i 60 e 69 anni, il 31,9% tra i 70 e 79 e il 56,6% più di 80 anni. L”analisi evidenzia anche che due terzi delle persone decedute aveva tre o più patologie croniche preesistenti.
TRA I SINTOMI E LA DIAGNOSI POSSONO PASSARE 3-4 GIORNI
Secondo i dati il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 3-4 giorni. In particolare l’esito positivo al tampone è arrivato in tempi sufficienti a individuare la malattia nelle fasi iniziali. In 2.538 casi esaminati solo il 19% è stato individuato in pazienti in condizioni critiche. Il 10% dei casi è asintomatico, il 5% con pochi sintomi, il 30% con sintomi lievi, il 31% è sintomatico e il 5% ha sintomi più severi.
LA GUARIGIONE ARRIVA DOPO TRE-SEI SETTIMANE
Intanto dalla Cina sono arrivati nuovi dati sulle caratteristiche del Covid-19. Verso la fine di febbraio una missione dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha inviato 25 esperti che in due settimane hanno viaggiato tra Wuhan, Shenzhen, Pechino, Chengdu e Guangzhou.
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I risultati, pubblicati a inizio marzo in un lungo report, hanno evidenziato delle linee di tendenza comuni. Una delle prime cose rilevate riguarda il periodo tra l’inizio della malattia e la guarigione con una durata media calcolata dalle tre alle sei settimane per i pazienti gravi e critici, che scende a due per i quelli leggermente malati.
I DUBBI SUI PAZIENTI ASINTOMATICI
Altro elemento chiave emerso nell’analisi riguarda i segni veri e propri della malattia. In quasi tutti i casi i pazienti asintomatici trovati positivi hanno poi manifestato i sintomi qualche giorno dopo l’esito del tampone. A questo proposito gli esperti hanno scritto che «la proporzione delle infezioni veramente asintomatiche non è ancora chiara, ma restano molto rare e non sembrano essere un importante veicolo di trasmissione del contagio». In generale, hanno spiegato i tecnici dell’Oms nel dossier, l’80% dei pazienti positivi al tampone ha avuto una malattia lieve e moderata, e tra questi la maggioranza guarisce. Il 13,8% invece ha una malattia più grave, mentre il 6,1% ha mostrato situazioni critiche.
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TRA I SINTOMI PIÙ COMUNI FEBBRE E TOSSE SECCA
Un altro dato molto importante riguarda le varie casistiche dei sintomi. In particolare studiando 55.924 casi di laboratorio è stato rilevato che i più comuni sono, in ordine di apparizione: febbre (87,9%), tosse secca (67,7%) spossatezza (38,1%), produzione di muco (33,4%), respiro corto (18,6%), mal di gola (13,9%), mal di testa (13,6%), dolori muscolari (14,8%), brividi (11,4%). Meno frequenti sono invece nausea e vomito (5%), congestione nasale (4,8%) e diarrea (3,7%). Rarissimi i casi di emottisi (sangue espulso dalla tosse) (0,9%) e congiuntivite (0,8%).
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