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Il testo integrale della lettera all’ex ministro Bianchi tra le tracce della prima prova di Maturità 2023
Gli studenti che il 21 giugno, sono tornati sui banchi per la prima prova degli Esami di Maturità 2023 hanno dovuto affrontare, tra le varie tracce, anche un interessante pezzo di opinione. Tra le opzioni c’era infatti anche una lettera che nel 2021 alcuni intellettuali avevano inviato all’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Ecco il contenuto
La lettera al ministro Bianchi come traccia della Maturità 2023
Un po’ di contesto storico. Bianchi è stato il secondo ministro a doversi occupare dell’organizzazione degli esami di Maturità nel pieno della pandemia di Covid-19. La prima che aveva avuto questo onere era stata nel 2020 la collega Lucia Azzolina, ritrovatasi costretta ad imporre un’unica prova orale per i maturandi per motivi di distanziamento sociale ai tempi necessario. Bianchi prese il testimone della collega, mantenendo però la stessa impostazione per le prove del 2021. Nessuna prova scritta, ma soltanto una ricca e approfondita interrogazione orale di fronte alla commissione.
Da qui era nata la necessità, da parte di un gruppo di esperti, di rivolgersi al politico per un ritorno alla modalità classica di svolgimento della Maturità. La lettera di questi ultimi si era dunque aperta con la volontà da parte degli esperti di manifestare viva preoccupazione rispetto allo svolgimento delle prove: «Signor Ministro. Le scriviamo allo scopo di manifestare il nostro allarme per le molte voci che Le attribuiscono la volontà di amputare l’esame di maturità delle prove scritte, che ne sono da sempre il centro e la sostanza. Non intendiamo eccepire sulle sospensioni della normalità che la situazione sanitaria ha reso necessarie in passato e forse renderà necessarie in futuro. Temiamo invece che il virus possa diventare il pretesto per trasformare una scelta emergenziale in una prassi corrente, e per dismettere con fretta temeraria conquiste e principi che appartengono non meno alla comune civiltà che alla scuola in senso stretto».
Le motivazioni dietro alla missiva
Gli intellettuali firmatari della lettera avevano poi aggiunto: «Abbiamo letto che la progettata soppressione degli scritti intenderebbe venire incontro a un appello firmato da molte migliaia di studenti. Gli studenti, i giovani, parlano anche di ecologia, diritti, parità, moralità della politica, in genere senza trovare ascolto. In questo caso invece l’ascolto è stato ampio e immediato. L’appello di alcuni studenti è diventato l’appello degli studenti. La difesa delle prove scritte, già intrapresa da insigni intellettuali e uomini di scienza, è stata fatta grottescamente passare per un’iniziativa di contrasto e di rimprovero, quando non come una forma di insensibilità misoneistica e miope. Come non avrebbe senso indire un referendum sul quesito se abrogare le tasse, o la scuola-guida, così non ha senso consultare un imprecisato numero di studenti per chiedere loro se abrogare una o più prove d’esame».
Gli esperti hanno infine concluso dichiarando: «Difendere la assoluta indispensabilità delle varie prove scritte previste per i diversi ordini di scuole è come voler dimostrare una verità autoevidente. La verifica della acquisita maturità e delle acquisite conoscenze (storiche, filosofiche, linguistiche, scientifiche) può avvenire unicamente attraverso un elaborato effettivamente autentico. Il cui vantaggio diagnostico consiste nel dimostrare l’ordine mentale oltre che la perizia lessicale e le competenze nel merito».
I firmatari
Erano stati numerosi i firmatari della lettera dedicata a Bianchi. Tra gli altri ricordiamo Gustavo Zagrebelsky, Giulio Ferroni, Donatella Di Cesare, Paolo Crepet, Chiara Frugoni, Giovanni Orsina, Renato Mannheimer. Un nome spicca però sugli altri: stiamo parlando del noto professore Alessandro Barbero.