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Il salario minimo e la ‘strategia dello schianto’ delle opposizioni
La si può ribattezzare la ‘strategia dello schianto’. Dopo la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle contro la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, sul caso Visibilia destinata a essere miseramente bocciata in Senato, c’è già un altro dossier delle opposizioni destinato a cadere tristemente nel vuoto. La proposta di legge sul salario minimo, su cui le opposizioni (con l’eccezione di Italia viva) sono riuscite a trovare uno straccio di accordo presentando un testo condiviso, arriverà in Aula alla Camera il 28 luglio. Con la possibilità concreta di arenarsi.
Niente proroghe: le opposizioni puntano i piedi
Ma andiamo per ordine. La proposta di legge è all’esame della commissione Lavoro di Montecitorio dove nei giorni scorsi è stato presentato un testo unitario delle opposizioni. Qui era già in corso l’iter di diverse proposte. La maggioranza ha chiesto a Pd, M5s, Avs e Azione di posticipare l’invio in Aula – già stabilito per il 28 luglio, come detto – per allungare l’esame fino a settembre. Richiesta respinta al mittente. «Basta aspettare: abbiamo perso fin troppo tempo, ora bisogna andare spediti verso il traguardo», ha detto in una nota Davide Aiello, deputato del M5s in commissione Lavoro. Verso il traguardo? Verso il burrone, semmai. «Auspichiamo un atteggiamento costruttivo da parte della destra. Non si può negare la realtà. Il lavoro povero esiste. In un Paese normale lavorare sotto i 9 euro dovrebbe essere illegale», ha scritto su Twitter Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro della Camera, prefigurando di fatto lo scenario.
Il 28 luglio arriverà il #salariominimo a Montecitorio. Proposta unitaria delle opposizioni. Auspichiamo un atteggiamento costruttivo da parte della destra. Non si può negare la realtà. Il lavoro povero esiste. In un paese normale lavorare sotto i 9 euro dovrebbe essere illegale.
— Arturo Scotto (@Arturo_Scotto) July 6, 2023
La maggioranza ha tutta l’intenzione di impallinare la proposta
L’atteggiamento delle opposizioni – che hanno esercitato un legittimo diritto, quello cioè di veder esaminata prima nella commissione competente poi nell’Aula una proposta di legge – ha indispettito la maggioranza che quindi ha ora tutta l’intenzione di impallinala. «Non accettando qualche settimana di proroga sull’approdo in Aula del dibattito inerente il salario minimo legale, spiace constatare come le opposizioni non vogliano dialogare con la maggioranza su questo tema. Peccato, si tratta di un’occasione persa che indica come siano gli stessi partiti di minoranza a non volere, di fatto, la legge», ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, il meloniano Walter Rizzetto, mettendo a verbale la strategia della maggioranza.
Dopo lo show a Montecitorio c’è il rischio che il salario minimo finisca nel dimenticatoio
Il 28 luglio, quindi, Montecitorio si trasformerà nel palcoscenico delle opposizioni che urleranno all’insensibilità di maggioranza e governo davanti ai bassi salari degli italiani. Una volta chiuse le tende, il tema sarà archiviato. Non sarebbe stato meglio per le opposizioni tenere la proposta sul tavolo per altri due mesi? M5s e Pd avrebbero potuto continuare a sventolare la propria bandiera, tenuto uno dei propri cavalli di battaglia al centro del dibattito pubblico e mantenuto sul tavolo uno dei pochi temi sul quale era stata trovata una convergenza. Niente da fare. Si è preferito, secondo qualcuno, non lasciare spazio e tempo alla maggioranza di elaborare una sua proposta – che qualcuno giura sarebbe arrivata – mantenendo il tema nel solo campo delle opposizioni (un compromesso sarebbe stato comunque molto complicato vista la distanza tra le parti). Ma il rischio, molto concreto, è che dal 29 luglio di salario minimo non si parli più.