Il nuovo disagio giovanile in tre libri

Li chiamavano cannibali ed erano un gruppo di giovani «sfrenati e intemperanti scrittori» che a metà degli Anni 90 incendiarono la scena letteraria. Il nome gli fu affibbiato dopo l’uscita di una fortunata raccolta di racconti pubblicata dalla allora neonata collana Stile Libero di Einaudi che comprendeva scritti, tra gli altri, di Niccolò Ammaniti, Aldo Nove, Daniele Luttazzi e Andrea G. Pinketts. Le loro storie avevano quasi sempre come protagonisti giovani arrembanti che si barcamenavano tra violenze carnali, efferati omicidi, consumo smodato di droghe, alcolici e psicofarmaci, nonché pratiche sessuali estreme e promiscue. Sono passati quasi 30 anni da allora ma in letteratura il tema del disagio giovanile funziona ancora, sebbene con sfumature totalmente diverse. Tre titoli appena sbarcati nelle librerie lo dimostrano.

25 di Bernardo Zannoni (Sellerio)

Era attesissimo, e non ha deluso, 25, il secondo romanzo di Bernardo Zannoni, il golden boy della letteratura italiana del momento. Torna a far parlare di sé il giovane autore di Sarzana, classe 1995, dopo la riuscitissima prova d’esordio I miei stupidi intenti, che oltre ad aver vinto una vagonata di premi tra cui il Campiello è stata tradotta in oltre 10 Paesi. Il nuovo romanzo, già bollato dalla critica come il ritratto di una generazione, vede protagonista Gerolamo, un ragazzo disoccupato di 25 anni che fa tardi la notte e dorme la mattina. Le parole chiave sono sempre le solite: crisi, inappartenenza al mondo, paura del futuro. Zannoni riesce però con la sua scrittura a uscire dai cliché in maniera sorprendentemente efficace raccontando la storia di Gerolamo con uno sguardo allo stesso tempo divertito e sgomento che lascia intravedere un briciolo di speranza in fondo al tunnel che porta il problematico post-adolescente verso l’età adulta. In tre parole, una piacevole conferma.

Il nuovo disagio giovanile in tre libri
25 di Bernardo Zannoni (Sellerio).

Polveri sottili di Gianluca Nativo (Mondadori)

Torna in pista anche Gianluca Nativo, autore napoletano classe 1990, anche lui alla sua seconda fatica letteraria ambientata tra Napoli, Londra e Milano che narra la storia d’amore di due ragazzi, Eugenio e Michelangelo, alle prese con il delicato momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta: dall’amore sbocciato tra i vicoli del quartiere universitario di Napoli a una proposta di lavoro in un ospedale londinese, fino al trasferimento di entrambi in un altro mondo che mette a dura prova il loro rapporto e la loro stessa identità. Un romanzo, Polveri sottili, che cita Tondelli, già dalla frase in esergo, e che non privo di malinconia racconta la necessaria uscita dalla bolla di un’amore giovanile praticamente uguale a quello che ognuno di noi nella vita ha vissuto almeno una volta.

Il nuovo disagio giovanile in tre libri
Polveri sottili di Gianluca Nativo (Mondadori).

Autoritratto newyorkese di Maurizio Fiorino (e/o)

È la storia di un fotografo 23enne invece quella raccontata da Maurizio Fiorino in Autoritratto newyorkese. La scelta di un ragazzo che decide di lasciare la provincia italiana e trasferirsi negli Stati Uniti a cercare fortuna. Finirà a fare il go-go boy nei locali di Alphabet City e il modello di nudo per pittori di quart’ordine. Si prostituirà e si drogherà e il tutto verrà accompagnato da una storia d’amore tossica con Louis, un disadattato che passa il suo tempo leggendo libri fantasy appollaiato su un albero fuori Manhattan. Un libro amaro, crudo, che trascina il lettore, insieme ai suoi protagonisti, in un vortice senza che la benché minima soluzione si prospetti all’orizzonte. Un’indagine esistenziale pasoliniana che non lascia scampo.

Il nuovo disagio giovanile in tre libri
Autoritratto newyorchese di Maurizio Fiorino (e/o).
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