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Giancane e le colonne sonore che l’hanno reso alter ego di Zerocalcare
Non è facile risalire al giorno esatto in cui tutto ciò è successo, ma da qualche parte nel passato prossimo, un po’ prima della pandemia, forse, o durante quei mesi allucinanti, Zerocalcare è diventato, suo malgrado e non certo senza un qualche suo disagio, il portavoce di una intera generazione. Così, di colpo in molti, tra Millennial e Generazione Z, certo con qualche squarcio abbondante anche nella Generazione X, si sono ritrovati a riconoscersi in quella voce, letteraria e letterale così biascicata, romanesca, disincantata e apatica, certo, ma anche malinconica e sentimentale, ironicissima e pungente, certo, ma capace di squarci di poesia lirici come forse nessun altro autore sa e ha saputo fare negli ultimi anni.
Giancane e Zerocalcare, cioè Giancarlo Barbati e Michele Rech
Con lui, sempre presente, un cantautore che in qualche modo ne è la versione musicale, seppur i piccoli corti che Zerocalcare ha pubblicato sui social durante il Covid, come le due serie tivù uscite per Netflix – quella di enorme successo nel 2021, Strappare lungo i bordi, e la recentissima Questo mondo non mi renderà cattivo – siano infarcite di canzoni che spaziano in quell’enorme calderone che può stare tra Max Pezzali e i Radiohead. Giancane, questo il nome del cantautore in questione, non me ne vorrà chi si occupa di Seo in questo giornale se ho portato alle lunghe l’apparizione sul palco dell’artista (un po’ di climax non guasta mai) è indubbiamente l’alter ego di Zerocalcare. Già a partire dal fatto che entrambi abbiano scelto due nomi d’arte così surreali, l’uno si chiama in realtà Giancarlo Barbati, e Il muro del canto è la band nella quale si è fatto le ossa, l’altro Michele Rech.
Le canzoni e una lingua sdrucciola, parlata più che scritta
Ma è soprattutto nella poetica che entrambi sono riusciti nel miracoloso intento di essere quasi in simbiosi, che loro ovviamente farebbero passare per casuale, provando quasi disagio nel venire identificati come qualcosa di più che due nerd che passano le giornate nella stanca routine di chi prova a non rimanere schiacciato sotto le incombenze di una vita che è assolutamente inaffrontabile. Strappati lungo i bordi, brano che di Strappare lungo i bordi era tema principale, è una sorta di canzone/manifesto alla The Smiths, parlo di intenti, di una generazione, quella lì, non più adolescente ma che a fatica si riconosce tra gli adulti e soprattutto a fatica è identificata come adulta dagli adulti stessi. Con una scrittura che attinge a piene mani dallo stesso immaginario di Zerocalcare, e che dell’immaginario di Zerocalcare è diventata parte integrante, tra punk e una forma di elettronica contemporanea, l’idea del poter fare tutto in casa, giocando magari al ribasso sempre presente, e con una lingua sdrucciola, parlata più che scritta – si parla di apparenza, si badi bene, tutto quel che è scritto è mediato, anche quello che si vuole far passare per naturale – le canzoni di Giancane si sono cominciate a muovere al seguito dei fumetti e delle serie di Zerocalcare, finendo per trovare un successo sulla carta quasi impensabile.
Collaborazione nata nel 2018, con la clip di Ipocondria
La loro collaborazione risale al 2018, quando il fumettista più famoso d’Italia ha disegnato e animato la clip di Ipocondria – entrambi hanno qualche conto in sospeso con la protagonista della canzone – iniziando per altro a lavorare proprio in quell’occasione alle animazioni che poi sarebbero atterrate a Propaganda Live durante il Covid, con le storie di quarantena, e in seguito finite su Netflix col successo che tutti conosciamo. I due si erano incrociati già ai tempi in cui Giancane militava nella band romana – Zerocalcare aveva disegnato una copertina per loro -, ma è con Ipocondria che la collaborazione spicca il volo. E da quel momento ci sono state due colonne sonore importanti, l’ultima delle quali, quella di Questo mondo non mi renderà cattivo, contenuta nel nuovo album Tutto male, è se possibile anche più triste di quanto la nuova serie tivù già non sia. Il titolo, in effetti, lascia già indicazioni piuttosto precise a riguardo.
Grazie alle serie Netflix i suoi concerti sono aumentati esponenzialmente
Non è dato sapere se Giancane si viva il successo, certo non esattamente il medesimo da rockstar di Zerocalcare – ricordiamo la copertina de l’Espresso targato Marco Damilano che lo indicava come uno degli ultimi intellettuali italiani -, ma comunque un successo, con concerti che grazie alle serie Netflix sono aumentati esponenzialmente e che comunque presentano un pubblico decisamente più ampio, non solo coloro che poi, suppergiù, finiscono come tipologia antropologica dentro le serie di Zerocalcare, ma intere famigliole al gran completo, gente elegante che magari non ha neanche idea cosa significhi esattamente lo-fi, genere che un tempo un critico musicale avrebbe affibbiato alla musica di Giancane per dare indicazioni ai venditori di dischi su che ripiano posizionare i suoi cd o vinili. Sarebbe bello sapere, ma sono dettagli da nerd che guardano serie scritte da nerd che hanno su colonne sonore scritte da nerd, se anche Giancane ha un qualche animale guida a vestire i panni della sua coscienza, come l’Armadillo splendidamente interpretato, a livello vocale, da Valerio Mastandrea nelle due serie tivù. Chissà se prima o poi, anche lui baciato dal successo come il suo compare, non arriverà qualche giornalista gossipparo a chiederglielo.