Festa dell’indipendenza ucraina, perché c’è poco da celebrare

Il 24 agosto in Ucraina, anche se le attenzioni di quasi tutti a Kyiv e dintorni si sono spostate sulla morte del capo della Wagner Yevgeny Prigozhin, si è celebrata la festa dell’indipendenza: quella dalla Russia dopo il crollo dell‘Urss, quando l’ex repubblica sovietica, insieme alle altre 14 che componevano l’Unione, diventò uno Stato autonomo. Dei 32 anni di sovranità, gli ultimi nove sono stati segnati dalla guerra, prima quella limitata al Donbass, cominciata dopo il cambio di regime a Kyiv nel 2014, poi quella su larga scala, iniziata con l’invasione decisa dal Cremlino nel 2022. Per circa un terzo della sua esistenza, l’Ucraina è stata privata della sua integrità territoriale e della sovranità sul proprio territorio entro i confini determinati nel 1991: prima l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, poi l‘avvio del conflitto nelle regioni di Lugansk e Donetsk nello stesso anno e infine l’aggressione russa hanno lacerato il Paese in maniera drammatica.

Festa dell'indipendenza in Ucraina, perché c'è poco da celebrare
Le celebrazioni della festa dell’indipendenza in Ucraina (Getty).

Perso un quinto della sovranità: sono i territori occupati

L’indipendenza del 1991 era stata raggiunta senza spargimenti di sangue, risultato del terremoto che aveva sconvolto Mosca dopo il crollo del Muro di Berlino nel 1989 e il fallimento della Perestrojka di Michail Gorbaciov, i cui piani di transizione democratica dal sistema comunista dell’Urss erano sfociati appunto nella dissoluzione di quello che Ronald Reagan aveva definito l’Impero del Male; alla luce di oltre tre decenni di storia, il mantenimento di questa libertà non è però stato possibile e l’Ucraina si trova oggi a dovere difendere la propria sovranità territoriale, dopo averne persa ormai più o meno un quinto: tanto valgono i territori occupati dalla Russia negli ultimi due lustri, o quasi.

Senza gli aiuti occidentali sarebbe stata ancora più smembrata

Oggi l’ex repubblica sovietica è devasta da una guerra che se da una parte vede la Russia, dall’altra vede la Nato e gli Stati Uniti ed è diventata anche per Mosca esistenziale: a livello militare senza gli aiuti occidentali l’Ucraina sarebbe stata ancora più smembrata e al momento i desideri di Kyiv di ritornare ai confini del 1991 appartengono più alla categoria della propaganda che non alla realtà; l’Ucraina si è svuotata nel frattempo di un quarto dei suoi abitanti, tra diaspora post sovietica, emigrazione economica forzata, effetti del conflitto che ha portato dal 2014 oltre 3 milioni di profughi in Russia e più del doppio in giro per l’Europa o il mondo; dal punto di vista economico, esattamente come per la questione militare, il Paese sarebbe già in bancarotta se i creditori occidentali non avessero deciso una moratoria fino al 2024. Lo Stato ucraino sta in piedi in sostanza solo perché l’Occidente, vale a dire gli Stati Uniti, ha deciso di fornirgli una stampella.

Festa dell'indipendenza in Ucraina, perché c'è poco da celebrare
Zelensky durante le celebrazioni della festa dell’indipendenza dell’Ucraina (Getty).

Se non è un failed State, somiglia sempre di più a un failing State

L’indipendenza che si festeggia a Kyiv da una decina d’anni è molto più formale che reale e lo scorso biennio lo ha sancito in maniera inequivocabile. Certamente le condizioni del 1991 non sono più quelle di adesso a causa del conflitto che si prolunga e di cui non si vede la fine e l’Ucraina, se non è un failed State, uno Stato fallito, assomiglia sempre di più a un failing State, uno stato quantomeno in decadimento. La scienza della politica definisce uno Stato fallito quando non è più in grado di svolgere i suoi compiti fondamentali, come il mantenimento della sicurezza esterna ed interna, i servizi di base nei settori della sanità, dell’istruzione, del welfare e del diritto. Kyiv, che con la guerra ha perso il controllo su parte del suo territorio e riesce ad adempiere agli altri obblighi sono grazie all’aiuto esterno, è per lo meno in bilico.

Festa dell'indipendenza in Ucraina, perché c'è poco da celebrare
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con la moglie nel giorno dell’indipendenza (Getty).

Il modello oligarchico è servito soprattutto a ingrassare le élite

Durante gli Anni 90 l’Ucraina si è affidata internamente al modello oligarchico, che più che salvaguardarne l’indipendenza e proiettarla, dentro e fuori, nel sistema della sana competizione economica è servito per ingrassare le élite; le stesse che per anni si sono alternate al potere, appoggiate dalla Russia (presidenza di Leonid Kuchma 1994-2004 e Viktor Yanukovich 2010-2014) o dagli Stati Uniti (Viktor Yushchenko 2005-2010, Petro Poroshenko 2014-2019, Volodymyr Zelensky 2019-oggi), cedendo in cambio la sovranità della propria politica estera, agganciandosi o al treno di Mosca o a quello di Washington, fino al deragliamento attuale. L’Ucraina del 2023 è un Paese spaccato, ancora più di quanto non lo fosse nove anni fa, con la Russia che ha occupato più territori e gli Stati Uniti che tenendo i cordoni della borsa hanno l’ultima parola su quello che si decide a Kyiv. Questa è la realtà: l’indipendenza e la sovranità sono un’altra cosa.

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