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Così parlò Stephen Hawking
A due anni dalla morte ricordiamo il grande scienziato attraverso le sue teorie sull'origine dell'universo, sul futuro dell'umanità e sull'esistenza di vita al di fuori della terra.
Il 14 marzo 2018 si spegneva a 76 anni uno degli scienziati e fisici più brillanti di sempre. Vera e propria icona, Stephen Hawking dedicò la sua vita alla cosmologia, in particolare allo studio dei buchi neri e alla ricerca delle origini dell’universo.
«Per me non esistono confini o limiti», scrisse nell’ultimo libro Le mie risposte alle grandi domande uscito postumo, «né a ciò che possiamo fare nelle nostre vite personali né quanto ai risultati che la vita e l’intelligenza possono raggiungere nel nostro universo». Quesiti che, alla luce dell‘emergenza coronavirus, sono ancora più attuali.
1. ESISTE UN DIO?
«Chi crede nella scienza pensa che il mondo sia governato da leggi immutabili. Queste leggi, oltre a essere immutabili, sono universali, nel senso che non si applicano solo ai corpi della superficie terrestre ma anche al moto dei pianeti e a tutto ciò che accade nel cosmo.
Per questo motivo, qualora dio esistesse, anche lui dovrebbe sottostare a tali leggi; magari le ha inventate proprio lui, ma anche in tal caso non ha la libertà di contravvenirvi. L’unica cosa su cui la religione può discutere con la scienza è l’origine dell’universo; io, personalmente, ritengo che si sia spontaneamente creato dal nulla».
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2. COME HA AVUTO ORIGINE L’UNIVERSO?
«Se le galassie si stanno allontanando significa che in passato devono essere state più vicine. È possibile stimare, basandosi sull’attuale velocità di espansione, che tra i 10 e i 15 miliardi di anni fa dovessero essere vicinissime; l’universo potrebbe aver avuto origine allora. Questa idea però non andava giù a molti scienziati, perché implicava che ci fosse stato un momento in cui le leggi fisiche non avevano validità. Io e Roger Penrose riuscimmo a dimostrare, attraverso dei teoremi geometrici, che l’universo doveva aver avuto un inizio, cioè il Big Bang: un momento in cui l’intero cosmo e tutto ciò che conteneva erano compressi in un singolo punto dalla densità infinita».
3. ESISTONO ALTRE FORME DI VITA INTELLIGENTI?
«Se ci fossero, sicuramente si troverebbero molto lontano, altrimenti ci saremmo già accorti della loro presenza. Non lo possiamo escludere, ma allora perché nessuno è ancora venuto a trovarci? Il fatto che ci possano essere però non implica che abbiano una intelligenza; noi diamo per scontata la vita intelligente, come se fosse una conseguenza inevitabile dell’evoluzione, ma non è detto che sia così. Potrebbe essere una fortunata coincidenza il fatto che dai tempi dei dinosauri non ci siano state altre collisioni della Terra con grandi asteroidi, cosa che avrebbe causato la nostra estinzione. Altri esseri su altri pianeti potrebbero non aver avuto la nostra stessa fortuna. Da parte mia preferisco pensare che là fuori ci siano altre forme di vita intelligenti, ma che finora siamo sfuggiti alla loro attenzione».
4. POSSIAMO PREDIRE IL FUTURO?
«Secondo una concezione deterministica della realtà, sì. In pratica, no. Pierre-Simon de Laplace fu il primo a enunciare questa possibilità: se noi conoscessimo le posizioni e le velocità di tutte le particelle dell’universo in un determinato istante, potremmo calcolare il loro comportamento in ogni altro momento del passato o del futuro. Questa idea è stata un dogma della scienza per tutto il XIX secolo, ma oggi non è più così. Anche se in linea di principio fosse possibile, nella pratica non lo è perché i calcoli sarebbero troppi difficili. Anzi impossibili: nel 1927 Heisenberg enunciò il suo famoso “principio di indeterminazione”, secondo cui è impossibile misurare simultaneamente l’esatta posizione e l’esatta velocità di una particella. Senza questi dati, non è possibile predire il futuro».
5. COSA C’È ALL’INTERNO DI UN BUCO NERO?
«Guardandoli dall’esterno è impossibile stabilirlo: hanno sempre lo stesso aspetto, indipendentemente da cosa contengano. I buchi neri sono delle regioni nello spazio dove la gravità è talmente forte che anche la luce viene risucchiata, e siccome nulla può viaggiare più veloce della luce, anche ogni altra cosa fa la stessa fine. Sembrerebbe che le informazioni riguardanti ciò che cade al loro interno siano perse per sempre, e questo mette in crisi ulteriormente il determinismo: non possiamo sapere che cosa uscirà da un buco nero; potenzialmente, qualunque insieme di particelle. Le uniche cose che sappiamo dei buchi neri sono la massa, la carica elettrica e il momento angolare; tuttavia, abbiamo scoperto che hanno anche una carica di “supertraslazione”, e questo potrebbe restituirci in futuro più informazioni di quanto credessimo possibile».
6. È POSSIBILE VIAGGIARE NEL TEMPO?
«In principio, la teoria della relatività generale permette i viaggi nel tempo; tutto ciò di cui c’è bisogno è un’astronave che vada più veloce della luce. Purtroppo, però, per superare tale limite è necessaria una potenza infinita, e per questo motivo Einstein ai suoi tempi escludeva la possibilità di un ritorno al passato. L’alternativa è quella di creare una curvatura spazio-temporale talmente grande da creare una piccola galleria nello spaziotempo, chiamata wormhole, che collega i capi opposti della galassia, così da poter andare da una parte all’altra in breve tempo. Sembra fantascienza ma è stato seriamente ipotizzato che una civiltà futura potrebbe essere in grado di farlo: spesso la fantascienza di oggi è la scienza di domani».
7. RIUSCIREMO A SOPRAVVIVERE SULLA TERRA?
«Un sacco di cose minacciano la Terra. Le risorse si stanno prosciugando sempre più rapidamente e, soprattutto, abbiamo provocato i cambiamenti climatici. Credo che prima o poi la razza umana finirà devastata da uno scontro nucleare, una catastrofe ambientale o una collisione con un asteroide, come era successo per i dinosauri. Per questo dobbiamo cominciare ad abbandonare la Terra ed esplorare lo spazio: potrebbe essere l’unico modo per salvare noi stessi. Se non lo facciamo, rischiamo l’estinzione».
8. DOVREMMO ESPLORARE LO SPAZIO?
«Sì, anche se questo richiede dei sacrifici economici enormi. Pensa però all’Europa prima del 1492: probabilmente anche ai tempi c’era chi sosteneva che la “ricerca” di Colombo fosse un inutile spreco di soldi, poi invece le sue scoperte hanno completamente rivoluzionato il nostro mondo. Colonizzare lo spazio avrebbe degli effetti ancora più grandi. Luna e Marte sono i due posti più adatti dove andare; secondo la Nasa occorrerebbero solo 260 giorni per raggiungere Marte. Oltre il sistema solare invece, Proxima b, nel sistema Alfa Centauri, presenta delle somiglianze con la Terra. Oggi ci può sembrare fantasia pura raggiungere questi pianeti, ma bisogna pensare ai viaggi interstellari come un obiettivo a lungo termine, da raggiungere magari nei prossimi 200 o 500 anni».
9. L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SUPERERÀ QUELLA UMANA?
«Se i computer continuano a obbedire alla legge di Moore, secondo cui raddoppierebbero la loro memoria e la loro velocità di calcolo ogni 18 mesi, probabilmente sì. Se le macchine riuscissero a rendersi autonome rispetto agli umani e a perfezionarsi da sole, la loro crescita diventerebbe esponenziale. In tal caso, c’è da sperare che i loro obiettivi siano in sintonia con i nostri. I potenziali benefici dell’intelligenza artificiale sono enormi ma anche i rischi; c’è chi crede che gli umani saranno in grado di conservare il controllo sulla tecnologia ma non c’è da esserne così sicuri. Con l’avvento dell’Intelligenza artificiale cambierà ogni cosa: probabilmente riusciremo a sradicare la povertà e le malattie, ma al crescente potere della tecnologia dovremo far prevalere il buon senso con cui ne faremo uso».
10. COME POSSIAMO CAMBIARE IL FUTURO?
«Personalmente credo l’umanità abbia due opzioni per il futuro: trovare nuovi pianeti su cui vivere e sfruttare con prudenza i benefici dell’intelligenza artificiale. La Terra sta diventando troppo piccola per tutti noi; il tasso di crescita quasi esponenziale della popolazione non sarà sostenibile nel nuovo millennio. Quel che è certo è che il futuro delle nuove generazioni dipenderà sempre più dalla scienza e dalla tecnologia, molto più di quanto non lo sia state per le generazioni passate. I giovani di oggi non possono non avere una cultura scientifica, essere liberi dalla paura della scienza e desiderosi di confrontarsi con i progressi scientifici e tecnologici, per imparare sempre qualcosa di nuovo. Un mondo dove solo una ristretta élite sia in grado di comprendere la scienza e le sue applicazioni sarebbe, a mio avviso, pericoloso e limitato».
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