Cosa ci dice la classifica Fimi della discografia italiana

È estate, fa caldo, in alcuni giorni caldissimo, e come ogni estate a metà luglio esce la classifica FIMI dei dischi più venduti nel primo semestre dell’anno: niente di nuovo sotto il sole, anche se a dirla tutta qualche sorpresa c’è, eccome. In questa prima frase ci sono due passaggi, almeno due passaggi, che faranno storcere il naso a molti. Il primo, relativo al caldo, più che un passaggio è una omissione, perché d’estate, si sa, fa caldo, ma è soprattutto l’umidità a determinare la temperatura percepita, quella che realmente sentiamo. Il secondo, invece, farà storcere il naso agli appassionati di musica d’una volta, per quell’aver parlato di dischi anche oggi che di dischi dischi non se ne vendono più e che la classifica è sostenuta quasi al 100 per cento dallo streaming (chi vi parla di ritorno del vinile, coi numeri che il vinile muove, mente sapendo di mentire).

Nella classifica dei dischi in testa Geolier seguito da Lazza e Mengoni

Preso atto che la discografia si chiama discografia anche oggi, perché streamografia suona oggettivamente male, e preso atto che certi modi di dire sono lunghi a morire, andiamo ad analizzare i dati presentati da FIMI, quelli sì interessanti. Vince Geolier, col suo Il coraggio dei bambini- Atto II. È suo l’album più ascoltato di questa prima metà del 2023. Un ritorno, quello del rapper napoletano, che ha in qualche modo confermato quanto di buono aveva già fatto vedere, andando a capitalizzare il tutto con numeri pazzeschi. Sotto di lui, sul podio, Sirio di Lazza, album che nel 2022 è stato campione di vendite (anche qui, parlare di vendite ha la stessa valenza che parlare di dischi, siamo nel mondo dell’effimero, tant’è). Al terzo gradino del podio c’è invece la quota pop, fate attenzione, rappresentata da Materia (Prisma) di Marco Mengoni, vincitore di Sanremo.

A seguire, come nei peggiori incubi di chi ama il bel canto e la melodia, ma magari anche solo la musica internazionale, toh, Guè con Madreperla, Shiva con Milano Demons (non fatevi incantare, Shiva è italiano), Tedua con un album dal modesto titolo La Divina Commedia, Ultimo con Alba, Tananai con Rave, Eclissi, i Pinguini Tattici Nucleari, che al momento stanno portando a casa un tour con 11 stadi sold out compresi due San Siro e due Olimpico, con Fake News, e i Maneskin con Rush. In quella dei singoli, tanto per allargare il quadro, Lazza con Cenere vince, seguito da Mengoni con Due Vite, sovvertito il risultato finale del Festival, terzo il solito Mr Rain coi suoi bambini in Supereroi, Tananai con Tango, Bizarrap & Quevedo con Bzrp Music Sessions Vol. 52, e poi Finesse di Shiva con Sfera Ebbasta, Guè e Gelosa, Madame, toh una donna, con Il bene nel male, Miley Cyrus con Flowers, Guè con Anna e Sfera Ebbasta con Cookie N’ Cream e chiude Matteo Paolillo con Icaro, Lolloflow e Clara con Origami all’alba.

In quella dei singoli di donne ci sono solo Madame e Miley Cyrus: dominano uomini e italiani

Allora, guardiamo i fatti. Nella classifica degli album sono tutti italiani, in quella dei singoli ci sono giusto un paio di forestieri. In quella degli album non ci sono donne, in quella dei singoli ci sono Madame e Miley Cyrus. Nella classifica degli album, soprattutto, c’è un bel florilegio di rapper/trapper/urban, l’indie è scomparso ormai da tempo all’orizzonte, e i Maneskin, che spopolano nel mondo facendo tour davvero in ogni angolo del pianeta, sono solo decimi, con un lavoro per altro uscito verso la fine dell’anno (ma Damiano e soci, da noi, sono poco amati, a parte su Instagram, è noto). Nei singoli, va detto, domina Sanremo, i primi quattro sono praticamente quattro quinti dei finalisti, e anche Madame, sola donna, arriva da lì.

Cosa ci dice la classifica Fimi della discografia italiana
Madame (da Instagram).

La sorpresa è chi non c’è: Da Tiziano Ferro a Jovanotti fino ad Annalisa ed Elodie

E quindi arriviamo alle sorprese, quelle vere e quelle che in realtà spacciamo per tali tanto per sottolineare l’ovvio, «ma dai, e chi lo avrebbe mai detto». Dalla classifica FIMI del primo semestre 2023 mancano alcuni nomi che, un tempo, sarebbero stati serenamente in Top 10, probabilmente in vetta. Un nome su tutti? Tiziano Ferro, uscito a fine 2022 e solo 54esimo in classifica. Ma non solo lui. Pensiamo a Jovanotti, per dire, e al suo protetto, so che fa ridere, Gianni “onnipresente” Morandi. Mancano, poi, e questa è clamorosa e ripropone la faccenda del caldo reale e del caldo percepito, la quota di hit che invece magari spopolano o hanno spopolato in radio. Per dire, Annalisa, vera regina dell’estate, indiscussa, non è in Top 10 dei singoli né con Bellissima, la hit uscita a settembre ma che a inizio anno era in testa alle classifiche di ascolti, né Mon Amour, tormentone che sta mandando a casa i tormentoni naturali di ogni estate, i reggaeton e le multicollaborazioni, compresa quella della stessa Annalisa con Fedez e gli Articolo 31. Ci sono invece brani, penso a Shiva, penso ai brani multipli di Guè, che molti dei lettori probabilmente non avranno mai ascoltato, e se lo avranno fatto sarà con un certo sconcerto. Dando a tutti la sensazione che le classifiche, appaltate ai giovanissimi muniti di cellulare e dell’abbonamento premium dei genitori, ma con ascolti decisamente più compulsivi di loro, poco abbiano a vedere con un gusto generale e generalista, e soprattutto con quel che passano le radio e le filodiffusioni dei supermercati (un tempo a dominare era chi vinceva Festivalbar, e vinceva Festivalbar chi dominava, oggi c’è un certo scollamento tra classifica FIMI e mondo reale, sembra). Considerando che Geolier, per ora, scalza Lazza, che a sua volta aveva scalzato Rkomi col suo Taxi Driver, ce n’è abbastanza per dire che sì, in effetti la musica è cambiata, temo non esattamente in meglio, stando ai gusti di chi poi incide sulla classifica di vendita. Il fatto che non ci siano praticamente stranieri, né donne – Elodie, per dire, che fine ha fatto? È in Top 20 col suo album Ok, respira, certo, ma unica rappresentante femminile in una pletora di maschietti rappanti – è sintomo di una qualche forma malata di nazionalismo che però a sua volta è malato di appropriazione culturale verso chi il rap e la trap ha inventato e li sa fare decisamente meglio.

Cosa ci dice la classifica Fimi della discografia italiana
Annalisa (da Instagram).

I vincitori morali restano Annalisa, regina dell’estate, e Tananai

L’idea, più volte buttata lì da alcuni addetti ai lavori compreso chi scrive, di fare classifiche diverse, streaming da una parte, vendite del fisico, dall’altra, biglietti dei concerti, dall’altra ancora, sta lì, inascoltata, e del resto stiamo parlando di classifiche dei dischi, mica di provare a indirizzare bene i fondi del Pnrr. Resta che se questa è la musica che gira intorno, forse, l’idea di A Quiet Place, film che mostra una invasione aliena dove i cattivi attaccano le persone attirate da suoni e rumori, così che gli umani sono costretti a vivere nel più assoluto silenzio per sopravvivere, fa un po’ meno paura. Mon Amour, detto questo, e classifica o non classifica, resta la canzone dell’estate, Tananai l’artista che meglio si è mosso, il fatto che ora lo rincorrano tutti, da Laura Pausini in qua, è un fatto. Ah, nemmeno Laura Pausini è dentro a queste classifiche, ma questo lo leggerei come un ottimo segnale. Mon Amour di Annalisa, e Tango di Tananai dovrebbero stare in vetta. Poi sicuramente ci sarà Shiva, Paky o Minchia a scalzarli da un qualche podio, ma sarà solo un numerino, niente a che fare col caldo percepito. È tutta una questione di umidità, signora mia.

Cosa ci dice la classifica Fimi della discografia italiana
Tananai (da Instagram).
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