Coronavirus, la situazione in Europa al 14 marzo

In Spagna sono più di seimila i contagi. La Francia chiude negozi, ristoranti e luoghi di culto. Risorgono confini ovunque. E gli italiani all'estero non riescono a tornare a casa.

La cartina dell’Europa è una schiera di cerchi rossi che si allargano sempre di più giorno dopo giorno. Si impennano i numeri dei contagi da coronavirus e i Paesi del Vecchio Continente si ripiegano sempre più su sé stessi. Barricati per difendere i loro cittadini e i sistemi sanitari messi sotto stress per l’emergenza generata dalla pandemia.

LA SPAGNA VIETA GLI SPOSTAMENTI NON NECESSARI

La Spagna ha deciso di proibire tutti gli spostamenti non necessari, come fatto dall’Italia. Il Consiglio dei ministri ha decretato lo stato di allarme annunciato il 13 marzo dal premier Pedro Sanchez. Il secondo Paese più colpito in Europa, dopo il nostro, registra ormai più di seimila contagi con aumenti a tre cifre ogni giorno. Nel giro delle ultime 24 ore sono stati più di 1.500 i nuovi casi, secondo l’ultimo bilancio. 189 i morti. Madrid, la più segnata dall’epidemia, è diventata una città fantasma e il sistema sanitario pubblico nella regione della capitale è sopraffatto dall’emergenza, con più pazienti dei letti disponibili.

LA FRANCIA CHIUDE TUTTI I LUOGHI PUBBLICI NON INDISPENSABILI

In Germania i casi sono saliti quasi a quota 4.200. In Francia, dove si sono superati i 4.500 contagi e sono 91 i decessi, il premier Edouard Philippe ha annunciato la chiusura di tutti i luoghi pubblici “non indispensabili”, dai negozi ai ristoranti, ai luoghi di culto. E mentre sembra a rischio pure lo svolgimento del Festival di Cannes, la pandemia non è riuscita a fermare l’ennesima protesta dei gilet gialli. Intanto si registra un secondo caso di positività al virus nel governo di Parigi: si tratta della sottosegretaria Brune Poirson.

IL CANTON TICINO CHIUDE BAR E RISTORANTI

Nella top ten dei contagi mondiali sono entrate anche la Svizzera (1.350 malati) con il Canton Ticino che ha serrato bar, ristoranti ed esercizi commerciali.

LA GRAN BRETAGNA POTREBBE CAMBIARE APPROCCIO

In Gran Bretagna si contano 1.140 contagi e sono anche raddoppiati in un giorno i morti, saliti da 11 a 21. I numeri alla fine potrebbero costringere il governo britannico a rivedere l’approccio flemmatico tenuto finora dal premier Boris Johnson. Secondo i media del Regno, potrebbe essere varata una legge di emergenza con il divieto di raduni di grandi dimensioni. Una misura che rischierebbe di impattare anche sul torneo di tennis di Wimbledon e sul festival musicale di Glastonbury, entrambi in programma a giugno.

LA RUSSIA CHIUDE I CONFINI DI TERRA AGLI STRANIERI

Anche nei Paesi del nord, dalla Danimarca alla Norvegia, dalla Svezia all’Olanda, si viaggia spediti verso i mille casi. Altri Paesi continuano ad adottare via via nuove restrizioni. La Russia ha deciso di ridurre dal 16 marzo i voli con l’Unione europea e di chiudere agli stranieri i suoi confini di terra con Norvegia e Polonia dal giorno precedente. Quello con la Cina era già stato sigillato all’inizio dell’epidemia, una scelta che avrebbe avuto l’effetto di limitare il numero dei contagi nel Paese, appena 47 secondo le autorità russe. La stessa Norvegia ha a sua volta deciso di chiudere i propri porti e aeroporti. La Grecia ha annunciato di aver bloccato tutti i voli per l’Italia. La Lituania ha ripristinato i controlli alla frontiera con Polonia e Lettonia.

ITALIANI BLOCCATI ALL’ESTERO

Oltre ai confini che risorgono all’interno dell’Europa è però il Vecchio Continente nel suo complesso ad essere visto sempre di più come l’untore dal resto del mondo. Washington ha allargato anche a Regno Unito e Irlanda la restrizione dei viaggi verso gli Stati Uniti. E il governo marocchino si è aggiunto alla lista di chi ha chiuso le frontiere per evitare l’ingresso di stranieri. Mentre nel mondo i contagi hanno superato i 150 mila casi e i decessi sono oltre 5.600, i blocchi, in Europa e altrove, hanno anche una ripercussione su migliaia di italiani che vorrebbero rientrare in Italia e si ritrovano invece prigionieri all’estero. Per loro è arrivata una nuova rassicurazione della Farnesina. Si lavora per far rientrare tutti, anche con navi e pullman. «Sto parlando con i miei colleghi ministri degli Esteri per assicurare che ogni singolo caso venga risolto», ha promesso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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