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Berlusconi tra canzoni denuncia, parodie e inni politici
Silvio Berlusconi è morto. Si dirà che con lui è morta un’epoca, come a voler dimenticare le tante ombre che lo hanno accompagnato in questi suoi 86 anni di transito terrestre, per dirla col maestro Battiato. Quel che è certo che almeno per gli anni nei quali il suo essere sul pianeta Terra ha coinciso anche con l’essere un leader politico, diciamo gli ultimi 30 anni, Silvio Berlusconi non è stato solo un tycoon visionario baciato dal plauso del pubblico votante – lui che si era già tolti parecchi sfizi in ambito imprenditoriale da Fininvest a Mediaset, passando per il Milan e la Mondadori – ma anche uno dei protagonisti indiscussi della cultura popolare, oggetto di imitazioni, parodie, attacchi più o meno feroci dentro i libri, i film, le canzoni.
Berlusconi oggetto di film e imitazioni grottesche
E se pensando a personaggi anche popolarissimi come Maurizio Crozza o Sabina Guzzanti è quasi naturale vederseli nei panni del Cavaliere, i suoi tic e le sue caratteristiche rese grottesche ma al tempo stesso simpatiche, se pensando a giornalisti e scrittori come Marco Travaglio o Gianni Barbacetto vien quasi impossibile non associare i loro nomi a quelli di Berlusconi, trattato e ritrattato in così tante loro opere, se anche pensando a un maestro del cinema come Nanni Moretti, volendo anche un premio Oscar come Paolo Sorrentino, risulta difficile non correre col pensiero a opere quali Aprile e Il Caimano, nel caso del regista e attore romano, Loro, parte uno e due, nel caso del regista partenopeo, è indubbio che il mondo della canzone, specie quello militante, che un tempo si sarebbe indicato come quello dei centri sociali, abbia dedicato tante canzoni e quindi tante energie a provare a contrastare quello che appariva, a ragione, come uno strapotere non solo politico, ma anche mediatico.
Non posso dire che mi mancherà ma… #SilvioBerlusconi L'ultimo trucco pic.twitter.com/EutOThQyix
— SabinaGuzzanti (@SabinaGuzzanti) June 12, 2023
Ovviamente, parlando di canzoni, c’è chi ha usato la linea retta, colpendo in maniera forse anche troppo chiara colui che riconosceva come il proprio nemico. Penso a parte della produzione di artisti quali la Banda Bassotti, con brani quali Una storia italiana, che rifaceva il verso al libricino mandato nelle case di tutti gli italiani, o i Modena City Ramblers che con la loro El Presidente riprendevano invece alla famosa campagna “un presidente operaio”, nella quale Berlusconi si presentava interpretando tutta una serie di lavori umili, che mai aveva praticato in vita sua.
La critica poetica di Silvestri e Battiato
E chi invece, penso proprio al Daniele Silvestri del brano Il mio nemico, o al Franco Battiato di Inneres Auge, ha scelto la via della poesia, tratteggiando un uomo di potere. L’incipit del brano del maestro siciliano è in questo da antologia con quel «Uno dice, che male c’è a organizzare feste private con belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato? Non ci siamo capiti, e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti», andando a colpire altrettanto a fondo, seppur richiedendo all’ascoltatore un minimo sforzo interpretativo.
Devi andartene, l’invito di Paola Turci poi convolata a nozze con l’ex del Cav Pascale
La lista continua con AAA Cercasi di Carmen Consoli, che parla di un 80enne miliardario affascinante che cerca cagne di strada per offrire loro un’opportunità di vita, sorta di metafora neanche troppo metaforica di quanto per anni si è imputato a Berlusconi, dal bunga bunga in poi e Devi andartene di Paola Turci, ironicamente poi convolata a nozze con l’ex di Berlusconi Francesca Pascale, nella quale si parla di un satrapo sempre indaffarato tra donnine e lusso. Passando per brani più tipicamente figli dei nostri tempi, come Swag Berlusconi del guascone Bello Figo, nel quale il rapper di Pasta con tonno si vanta di scopare parecchio perché le ragazze pensano che lui sia il presidente; Penisola che non c’è di Fedez, dove i riferimenti al Cavaliere sono diretti e troppi da essere riportati, arrivando a un vero gioiello come Legalize the premier, che vede un ispirato Caparezza, in compagnia del rasta Alborosie, ipotizzare un mondo nel quale il capo politico del centro-destra invece che legalizzare le droghe leggere legalizzi se stesso, una sorta di esplosione del fenomeno delle leggi ad personam che ha decisamente accompagnato tutta la carriera di Berlusconi, da ancora prima della sua discesa in campo fino a quando è rimasto sulla cresta dell’onda. Discorso a parte meriterebbe Il sosia di Antonello Venditti, cantautore romano che con Berlusconi ha avuto sempre un rapporto fatto di frecciatine neanche troppo velate. Nella canzone in questione, forse non conoscendo un fatto realmente avvenuto, l’autore di Roma capoccia ipotizza un premier che sia di sinistra e tifoso sfegatato dell’Inter, facendo chiaramente riferimento alla lunga storia che Berlusconi ha avuto col Milan, anche se, è noto, l’acquisto dei rossoneri da parte del tycoon è avvenuto perché non fu possibile acquistare l’Inter, squadra per la quale il Cavaliere ha sempre tifato sin da piccolo.
Caro Berlusconi di Malgioglio e Meno male che Silvio c’è di Andrea Vantini: letterine e inni
Per chiudere questa veloce carrellata, sicuramente non esaustiva – e che comunque potrebbe comprendere anche alcune delle canzoni che lo stesso Berlusconi, con un passato da cantante nelle navi da crociera e da contrabbassista nella stessa orchestrina nella quale suonava anche il suo antico sodale Fedele Confalonieri, recentemente autore per Michele Apicella quando ormai da tempo era sceso in campo – non si possono non citare brani come Caro Berlusconi, a firma Cristiano Malgioglio, il quale, riprendendo una sua vecchia canzone degli Anni 80, Caro direttore, scrive una lettera immaginaria al premier, chiedendo una spintarella a colui che di spintarelle, negli anni, ne ha dispensate decisamente tante, o Meno male che Silvio c’è che Andrea Vantini scrisse per il Cav nel 2010, quando la morsa della magistratura cominciava a chiudersi intorno a lui. Brano entrato nell’immaginario comune, non certo senza alcune ironie, e divenuto inno delle convention del Popolo delle Libertà, prima, e di Forza Italia, poi, e anche di tante gag e tanti meme che hanno avuto Berlusconi come protagonista. Anche questo, in fondo, è il segno di una pervasività che nessun altro politico italiano può a oggi vantare.