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Alessandro Maja, chiesto l’ergastolo per l’autore della strage di Samarate
Per Alessandro Maja, l’uomo che a maggio del 2022 aveva massacrato a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia (aggredendo anche il figlio Nicolò), è stato chiesto l’ergastolo: questa è stata la richiesta per la sua condanna da parte della pm Martina Melita al lavoro sul caso.
Ergastolo per Alessandro Maja: la richiesta del pubblico ministero
In base alla perizia psichiatrica richiesta dal tribunale, Alessandro Maja è in grado di intendere di volere e ha quindi agito in maniera assolutamente consapevole quando ha aggredito i familiari nella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 nella sua villetta di Samarate (in provincia di Varese). Secondo l’accusa l’aggressore avrebbe agito con inaudita crudeltà verso i suoi familiari, per paura di poter perdere il suo benessere economico: in base alle ricostruzioni degli inquirenti sembra che l’uomo vedesse nella moglie e nei figli un ostacolo insormontabile per questo suo principale obiettivo. Consapevole della immensa gravità delle sue azioni, nella precedente udienza Maja aveva dichiarato: «Chiedo perdono per qualcosa di imperdonabile». Al di là del pentimento, presunto o reale che sia, la pm ha comunque richiesto per lui il carcere a vita, con l’aggiunta di 18 mesi di isolamento diurno.
La prossima mossa della difesa
L’avvocato difensore dell’uomo, pur ammettendo che «Maja deve senz’altro pagare per quella che è stata la sua condotta» si sta battendo in corte per cercare di escludere l’aggravante della crudeltà. Il legale, che vuole fare valutare l’entità del crimine, ha richiesto che venga applicato l’articolo 89 che corrisponde al vizio parziale di mente, in sostanza quell’infermità che diminuisce in modo sostanziale la capacità di intendere e di volere (pur non escludendola). Il figlio dell’uomo, tuttavia, è inflessibile. In una recente intervista concessa a Fanpage il giovane aveva dichiarato che non si sarebbe sentito soddisfatto nemmeno se al padre fosse stato assegnato un ergastolo. «Non mi sentirei liberato» aveva commentato il 21enne Nicolò Maja.