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Alemanno e Rizzo? No, la destra a destra di Meloni c’è già ed è quella di Salvini
Se l’obiettivo della strana coppia Alemanno–Rizzo, i rossobruni che hanno unito le forze, è la convinzione che ci sia uno spazio politico da occupare più a destra della destra, Giorgia Meloni può tirare dritto senza temere erosioni nel consenso di cui ancora ampiamente gode. Anche se il fu sindaco di Roma, con divertente suggestione, ha paragonato i suoi ex camerati alla vecchia Dc. In sostanza ha dato loro dei dorotei, che fu corrente scudocrociata di gran peso, ossia gente che in politica sapeva tenere tutto e il contrario di tutto. Cosa che, a prescindere dal contesto storico in cui nacque, ha fatto assurgere il doroteismo a generale categoria dello spirito.
Per i duri e puri col culto di Predappio non c’è spazio da occupare
In questo senso la premier sta interpretando bene la parte: in Europa flirta con i tedeschi, il cui spirito rigorista sui conti prima di varcare la soglia di Palazzo Chigi è sempre stato un suo bersaglio privilegiato. In casa lascia ad alcuni dei suoi, che spesso la interpretano goffamente, la parte degli anti sistema. Dunque non c’è nessuna possibilità che la destra nostalgica del passato che fu possa mettere radici come partito politico antagonista al di fuori delle chat tra militanti, sfogatoio dei duri e puri che tendono ad alzare il braccio e coltivano il culto di Predappio? No, per la semplice ragione che quel partito c’è già, ed è la Lega di Matteo Salvini. La sua, non quella che governa stabilmente sui territori e che nel suo pragmatismo è lontana mille miglia dal frenetico camaleontismo dell’ineffabile segretario.
Salvini sta facendo come Fratelli d’Italia ai tempi dell’opposizione
Per dirla in breve, si potrebbe dire che Salvini, pur essendo vicepremier e ministro, tende a emulare il ruolo che fu di Meloni quando la leader di Fratelli d’Italia stava all’opposizione. In politica estera il suo modello valoriale è quello delineato dal discorso spagnolo di Giorgia al raduno di Vox dell’ottobre 2021. Ma mentre lei adesso guarda ai Popolari, come perno di un possibile ribaltamento degli attuali assetti a Bruxelles, i referenti europei del Capitano sono Afd e Marine Le Pen. E in casa sua il leader del Carroccio è diventato il miglior interprete del motto Dio, patria e famiglia tanto caro alla destra estrema. E così facendo ha trasformato la Lega da federalista a movimento reazionario e sanfedista.
Obiettivo Europee 2024, ma i sondaggi per ora non danno ragione
La posta in gioco è chiara, la possibilità di vincerla un vero azzardo. Salvini vuole scavalcare a destra Meloni per arrivare alle Europee 2024 come solido approdo di chi si sente tradito dalla sua metamorfosi governista. I sondaggi, per ora, non gli stanno dando ragione. Difficile stare la governo e indossare al tempo stesso la felpa del capopopolo. Ma di qui a giugno c’è ancora tempo per tentare l’impresa.