L’attivismo del fasciniano Sorte agita Forza Italia e avvicina Ronzulli e Tajani

Non c’è pace per Antonio Tajani. Non bastava l’arduo compito di dover in qualche modo mediare tra la premier Giorgia Meloni e la famiglia Berlusconi, dopo il caso Giambruno. Né tantomeno il boccone amaro da digerire dopo la gestione della telefonata-truffa ai danni della presidente del Consiglio sui cui riscontri la Farnesina è rimasta tagliata fuori, come del resto sull’accordo Italia-Albania per la gestione del flusso migranti. Anche Forza Italia, il partito che il ministro degli Esteri ora guida e che con fatica ha tentato di tenere unito, rischia di sfuggirgli di mano. Paradossalmente, però, non sono i ronzulliani a scalpitare stavolta.

Il super attivismo di Sorte agita una parte di Forza Italia

L’attivismo maggiore, infatti, si registra dalle parti di Marta Fascina, peraltro appena rientrata in parlamento dopo gli ultimi mesi accanto a Berlusconi e il successivo periodo di lutto. In particolare, è il protagonismo di Alessandro Sorte, deputato e coordinatore azzurro in Lombardia, che con la sua campagna acquisti sta cominciando a destare qualche preoccupazione nel partito e, dicono a Lettera43 fonti interne, «anche un certo nervosismo del segretario». Voce che invece tajaniani di stretta osservanza tendono a minimizzare. C’è chi nega addirittura «che possa esserci una qualche divaricazione tra l’operato di Sorte in Lombardia e Tajani. Se ci sono stati degli arrivi», spiegano, «sono stati condivisi. Il resto è destituito di ogni fondamento». Sarà, ma intanto, Europee a parte, che pure sono un test decisivo per misurare la tenuta e l’incisività di Fi nel Ppe a Bruxelles ma anche nella coalizione di centrodestra, nel calendario azzurro a essere cerchiata in rosso è la data del congresso che si terrà il prossimo febbraio. La prima assise che celebra Forza Italia, diventata in qualche modo scalabile. Ed è questo il punto, almeno a sentire alcuni forzisti: «Sorte vuole contare al congresso. Lavora per questo e così da un lato mostra fedeltà a Tajani e dall’altro si muove da sobillatore».

L'attivismo del fasciniano Sorte agita Forza Italia e avvicina Ronzulli e Tajani
Il ritorno di Marta Fascina in Aula (Imagoeconomica).

Marta Fascina rientrata in Aula anche per controllare i suoi

Fatta eccezione per Letizia Moratti, il cui rientro in Fi è stato voluto dalla famiglia Berlusconi, infatti, dietro il ritorno di ex big ci sarebbe proprio la firma di Sorte. Dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini a Roberto Formigoni. Senza contare altri fuoriusciti come Paolo Romani, che tra l’altro con Sorte ha condiviso l’esperienza al centro con Toti, Brugnaro e Quagliariello, dato come prossimo al rientro tra le fila azzurre. E che dire di personalità come Mariastella Gelmini, oggi in Azione e fresca di destituzione da parte dei renziani dalla commissione Affari costituzionali, o dell’ex “badante”, per dirla con i suoi detrattori, del Cav Maria Rosaria Rossi? Due nomi, questi ultimi, tra l’altro invisi alla capogruppo di Fi al Senato Licia Ronzulli e, nel caso della Rossi, anche alla stessa Marta Fascina (come non ricordare il «consiglio non richiesto» recapitato alla vedova del Cav attraverso l’Adnkronos più di un mese fa e cioè di «fare un passo indietro se pensa che il dolore non le consenta di poter essere in Aula»). Tanto che qualcuno, sfogandosi con Lettera43, è arrivato ad associare «il ritorno di gran carriera della compagna di Silvio a Roma» anche con la «necessità di rimettersi alla testa dei suoi, per non lasciarli troppo a briglia sciolta».

L'attivismo del fasciniano Sorte agita Forza Italia e avvicina Ronzulli e Tajani
Letizia Moratti e Alessandro Sorte (Imagoeconomica).

L’asse tra Ronzulli e Tajani per arginare l’autonomia del coordinatore lombardo

Una cosa è certa: questo tipo di scouting non va giù a molti azzurri perché, spiegano, «un conto è attrarre persone di valore e un altro pescare così nel mucchio, rischiando di annacquare visione e progetto. Passare da Moratti all’ex leghista con amicizie nell’estrema destra di Lealtà e Azione Max Bastoni, del resto, dà proprio l’idea che gli vada bene tutto e che non ci siano scelte ragionate». Ma soprattutto è una campagna acquisti che non sta passando inosservata sia dalle parti dei ronzulliani che da quelle dei tajaniani che in questa fase sembrano aver in qualche modo deposto le armi in nome della tenuta del partito. E in effetti i segnali di distensione non sono mancati, a cominciare dalla nomina del deputato Alessandro Cattaneo a responsabile nazionale dei dipartimenti di Fi alla stessa libertà con cui in generale gli esponenti vicini a Ronzulli e Ronzulli stessa si muovano sul piano mediatico. Ora, le due principali correnti potrebbero addirittura trovarsi dalla stessa parte della barricata per arginare lo straripante Sorte che nasce fasciniano, ma adesso sembra muoversi con una certa, spregiudicata autonomia. Il caso del consigliere regionale lombardo Jacopo Dezio che nei giorni scorsi ha abbandonato la civica collegata al governatore Attilio Fontana per approdare in Fi ne è una prova. Non priva, tra l’altro, di conseguenze vista la reazione non proprio di fair play del presidente leghista di Regione Lombardia: «Se i voti non si pigliano, bisogna pigliare i consiglieri. Noi preferiamo prendere voti». L’ipotesi di una candidatura alle Europee del redivivo Formigoni invece è una delle idee del coordinatore lombardo degli azzurri che sta provocando più mal di pancia nel partito. Ma c’è anche chi lo difende: «Non escludo che si muova in autonomia», spiega un forzista a taccuino chiuso. «È giovane e suscita invidia. Ma dall’altra parte i numeri del tesseramento gli danno ragione. E poi, comunque», getta acqua sul fuoco, «sui nuovi arrivi Tajani ha sempre l’ultima parola. E, al momento, soprattutto sui nomi di alcuni ex azzurri passati al centro non è arrivato nessun via libera».

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