Il Fatto e Marco Travaglio condannati per aver diffamato Matteo Renzi

«Il tempo è galantuomo. Basta saper aspettare, come vi ho sempre detto. Stamani Marco Travaglio è stato condannato a pagare oltre 80.000 euro per un risarcimento danni nei miei confronti. La prossima settimana il pm Luca Turco è stato convocato dal Csm. Un passo alla volta e le cose vanno avanti nella giusta direzione. Chi ha ragione, prima o poi se la vede riconosciuta. Ma quanta fatica, quante udienze, quanti soldi dei cittadini buttati via». Sono le parole del tweet pubblicato dal senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in riferimento all’udienza preliminare sull’inchiesta Open, tenutasi venerdì 6 ottobre al tribunale di Firenze. Altri due giornalisti de Il Fatto, citati anche questi dall’ex premier, non sono stati condannati. Matteo Renzi aveva chiesto un risarcimento pari a 2 milioni di euro.

Sotto accusa 14 articoli

Gli articoli incriminati sono 14 pezzi su Renzi, pubblicati sul Fatto Quotidiano. Nel dispositivo della sentenza viene descritta «una vera e propria campagna denigratoria di eccezionale gravità, per la quale è prevista una condanna risarcitoria in misura superiore a 50.000,00 euro». Hanno assunto particolare rilevanza gli «appellativi offensivi» citati dal denunciante come «Bullo, ducetto, cazzaro, mollusco, disperato, caso umano»  e ancora «mitomane, stalker, cozza, criminale». La campagna diffamatoria – come spiegato dal giudice della seconda sezione civile del tribunale di Firenze – è attribuibile «ai soli convenuti Marco Travaglio e alla società editoriale il Fatto S.p.A., in solido tra loro, poiché deve ascriversi anche questa volta alla linea editoriale del quotidiano, più che ai singoli autori degli articoli».

 

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