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Caldo record, la Germania pensa all’introduzione della siesta al lavoro
Altro che il vecchio stereotipo del messicano che schiaccia un pisolino da sotto il sombrero: la siesta ora la invocano i tedeschi. Tutto nasce da una proposta fatta dai medici che chiedono al governo di valutare uno stop negli orari di lavoro, così da rispondere alle alte temperature che attanagliano ormai anche il centro Europa. Insomma, a Berlino c’è chi inizia a capire che con il caldo estremo è difficile lavorare in sicurezza. «Abbiamo», ha affermato il portavoce del governo Scholz, Steffen Hebestreitun,«un massiccio cambiamento delle temperature estive e da questo emergono domande su come in futuro organizzeremo la nostra vita comune e lavorativa, anche in modo che non ci siano problemi per la salute». Insomma, alternative sono «da prendere molto seriamente e bisogna discuterne insieme». Il punto è rivolto in particolare modo a chi opera all’aperto: «Quando fa caldo, dovremmo orientarci alle pratiche lavorative dei Paesi del Sud: alzarsi presto, lavorare in modo produttivo al mattino e fare una siesta a mezzogiorno. È un concetto che dovremmo adottare nei mesi estivi» ha detto il presidente dell’Associazione tedesca dei medici del servizio sanitario pubblico, Johannes Niessen. Linea condivisa dal ministro della Salute Karl Lauterbach che ha twittato: «La siesta con il caldo non è certo un cattivo suggerimento».
E in Italia l’Inps ricorda la possibilità di cio con oltre 35 gradi
Le temperature al di sopra dei 35 gradi, che siano reali o percepite e ricavabili dai bollettini meteo, possono essere alla base della richiesta di Cassa integrazione ordinaria: è quanto prevede l’Inps dal 2017. Insomma, il surriscaldamento globale avanza e anche le normative, seppur con qualche lentezza, seguono il passo. L’istituto è chiaro: lavorare a temperature estreme può causare gravi infortuni. Ne sono esempio – si legge – i lavori di stesura del manto stradale, i lavori di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, le lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione, ma anche tutte le fasi lavorative che, in generale, avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore”.