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Guerra in Ucraina, Kyiv ha ammesso l’attacco al ponte di Kerch
Il governo di Kyiv ha ammesso per la prima volta di essere responsabile dell’attacco che ha danneggiato gravemente il ponte di Kerch, che collega Russia e Crimea, avvenuto l’8 ottobre 2022. Nel 500mo giorno della guerra, la vice ministra della Difesa Hanna Malyar ha pubblicato su Telegram un elenco delle azioni più importanti messe a segno dall’esercito, osservando che la data dell’8 luglio ha segnato anche il «273esimo giorno dal primo attacco sul ponte di Crimea sferrato per rompere la logistica dei russi». Il ponte di Crimea, inaugurato a maggio del 2018, fu fatto saltare in aria con esplosivo portato da un camion bomba. La detonazione coinvolse anche un treno merci che trasportava combustibili, facendo crollare due campate della carreggiata nord del ponte stradale, che corre in direzione Russia-Crimea. Il ponte di Kerch è stato riaperto al traffico stradale il 23 febbraio 2023 e a quello ferroviario il 5 maggio.
Nel 500esimo giorno di guerra Zelensky ha visitato l’Isola dei Serpenti
Se l’attacco al ponte di Kerch è uno degli episodi della guerra rimasti nella memoria di tutti, altrettanto si può dire di un altro, avvenuto proprio all’inizio del conflitto: il botta e risposta («Nave da guerra russa, vai a farti fottere!») tra l’incrociatore Moskva e i 13 soldati ucraini a difesa dell’isola dei Serpenti, molto importante dal punto di strategico data la sua posizione nel Mar Nero. In occasione del 500esimo giorno dall’invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato l’isola, rendendo omaggio ai caduti e mettendo in risalto il coraggio dei militari di Kyiv. «Oggi siamo sull’Isola dei Serpenti, che non sarà mai conquistata dagli occupanti, come tutta l’Ucraina, perché siamo il Paese dei coraggiosi», ha dichiarato il capo di Stato in un video diffuso sui social media.
Zelensky, il viaggio a Istanbul e lo strappo tra Russia e Turchia
Zelensky non è stato solo sull’Isola dei Serpenti, ma anche e soprattutto a Istanbul, dove ha incontrato Recep Tayyip Erdogan. E dalla Turchia è tornato con cinque ex prigionieri di guerra del battaglione Azov, che Erdogan appunto ha consegnato violando gli accordi con Mosca. I cinque comandanti erano stati infatti rilasciati dalla Russia a settembre a condizione che rimanessero in Turchia, sotto la protezione del presidente, fino alla fine del conflitto. I soldati rientrati in Ucraina hanno già detto di voler tornare al fronte. Il Cremlino ha reagito con durezza: «Sono stati violati gli accordi. Ankara non ci ha informati».