E se i serpenti di Roma fossero un segnale divino per la destra?

Con la cultura non si mangia. Quella classica, poi, ormai è sinonimo di denutrizione cronica e senza speranza. Ma ogni tanto può tornare utile. Qualche reminiscenza pagana, ad esempio, può aiutare a vedere un segno di speranza in una notizia fatta apposta per scatenare il panico: linvasione dei serpenti a Roma.

Per gli antichi romani i serpenti erano portatori di salute e prosperità. Poi arrivò il cristianesimo…

Quel che spaventa i romani di oggi avrebbe riempito di ottimismo i romani di ieri, per i quali i serpenti erano esseri benigni e portatori di salute e prosperità. Due serpenti, maschio e femmina, ritti uno di fronte all’altro, raffigurati sulle soglie delle case, proteggevano la famiglia dal malocchio, e un bel serpentone con tanto di cresta e occhi fiammeggianti fu portato con tutti gli onori da Epidauro all’Isola Tiberina per garantire alla città la benevolenza di Esculapio, dio della medicina, e la fine di una terribile epidemia. Esiste anche una Via dei Serpenti, nel rione Monti, tanto per sottolineare il prestigio millenario di cui godevano i rettili nell’Urbe, dov’erano tenuti in grande considerazione ben prima di clan come gli Orsini, i Colonna e i Savelli. Così era a Roma, ma anche a Creta, a Delfi, e in tutto il mondo pagano dal Mediterraneo all’India. Fu il cristianesimo a identificare i serpenti con il demonio, istillando negli umani terrore superstizioso e profondo ribrezzo per queste creature, tanto da tabuizzare il più comune termine latino, anguis, per sostituirlo con il generico serpens (lo strisciante): si credeva che pronunciando il nome esatto della diabolica creatura, ne sarebbe apparsa una lì per lì. Il trucco sembra avere funzionato, almeno fino ai giorni nostri: serpenti, vipere, orbettini e bisce d’acqua si sono ritirati in boschi e foreste, creature introverse e sorde pronte a ritirarsi sotto un sasso alla prima vibrazione del terreno che possa metterle in allarme.

Il triste destino dei serpenti da salotto abbandonati durante le vacanze

Ma allora come la mettiamo con gli sfacciati rettili che, a quanto pare, atterriscono i romani e fanno squillare a distesa il telefono dell’associazione ambientalista Earth? Intanto non chiamiamola invasione: a differenza di gabbiani e cinghiali, molti di questi serpenti non vengono dalla campagna o dalle selve, ma dalle case altolocate dove erano tenuti come animali d’affezione e, come purtroppo succede a tanti animali d’affezione, sono stati abbandonati o liberati in concomitanza con le ferie. Il serpente da salotto non è necessariamente un capriccio da malavitosi eccentrici o da emule di Cicciolina. Per il sito Amore a quattro zampe è una scelta alla portata di tutti: «Non ci riempirà di coccole, farà paura ai nostri amici e magari va nutrito con altri animali, però può dare molte soddisfazioni». Oltretutto è facile da gestire, in quanto «non ha bisogno di fare esercizio, non puzza quasi mai e va nutrito una volta ogni pochi giorni o solo una volta al mese». Ma quando le vacanze durano più di un mese e la colf si rifiuta di servirgli con le sue mani la giusta razione di rane o topi morti, allora Drako, Shiva o Cleopatra (altri nomi per serpenti domestici li trovate sul sito Animalpedia) vengono mollati dove capita, e quando il sole picchia cercano rifugio dove possono, col rischio di incrociare bipedi pieni di pregiudizi istillati dal cristianesimo. Difficile recuperare in quattro e quattr’otto la confidenza con una specie che temiamo da 20 secoli, ma è quel che ci impongono le leggi. Così ai cittadini che si ritrovano un serpente acciambellato sul sedile dell’auto gli esperti di Earth consigliano di mantenere la calma, identificarlo – e che ci vuole, con tutti i documentari del National Geographic che abbiamo visto da piccoli? –, uscire dalla macchina senza gesti bruschi e percuotere delicatamente la carrozzeria per produrre vibrazioni in grado di convincere l’animale a trovarsi un’altra collocazione. Strano che Earth non suggerisca anche di suonare un flauto e di tenere sempre nel bagagliaio un cesto di vimini.

E se i serpenti di Roma fossero un segnale divino per la destra?
Daniela Santachè al Senato (Imagoeconomica).

E se fosse un segnale per la destra? Guai a chi tocca la Pitonessa

Ma a quanto pare i romani dovranno vincere la paura e abituarsi a incrociare sotto casa vipere, bisce e orbettini. E magari ricominciare a vederli come veri e propri portafortuna, come facevano i loro antenati in toga. Daniele Macale non è pagano, ma è responsabile del Rettilario del Bioparco di Roma e per lui più serpenti ci sono in giro è meglio è. «La loro presenza è la prova di una catena alimentare che funziona», ha spiegato al Foglio, aggiungendo con fierezza che Roma è la capitale europea con maggiore superficie verde, in cui veri e propri «corridoi verdi» fra un quartiere e l’altro permettono gli spostamenti delle specie selvatiche (che fossero più agevoli di quegli degli esseri umani sulla viabilità ordinaria si era già notato). Ma è la destra al governo che, se si concedesse un po’ di paganesimo, potrebbe cogliere nel summit rettilesco un significato inequivocabile, e politicamente propizio. Impazza il caso Santanché, e il messaggio degli dei non potrebbe essere più chiaro: guai a chi tocca la Pitonessa!

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