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La nemesi di Bandera: un filonazista ucraino celebrato al Gay Pride di Monaco
Durante il Gay Pride di Monaco di Baviera dello scorso 25 giugno, Mélovin, al secolo Kostjantyn Mykolajovy? Bo?arov, 26enne cantante ucraino di Odessa, si è esibito cantando un brano che celebrava Stepan Bandera, discusso, per usare un eufemismo, eroe nazionale ucraino, ultranazionalista e collaboratore dei nazisti tra le due Guerre. Mélovin ha quindi condiviso in Rete il video dell’esibizione. Nella clip, con la didascalia “Chi ha detto che Bandera era un omofobo?”, Mélovin canta «Bandera è nostro padre, l’Ucraina è nostra madre, per l’Ucraina combatteremo», mentre la folla, che sventolava bandiere ucraine e LGBTQ+, ballava e cantava con entusiasmo.
L’ironia di celebrare Bandera in Germania proprio a un evento LGBTQ+
Ma proprio la condivisione del video sui social ha scatenato una reazione indignata della comunità LGBTQ+ (e non solo) che, probabilmente, nell’euforia del momento, non aveva ben compreso di chi Mélovin, piuttosto famoso in patria (vincitore di X-Factor Ucraina nel 2015, ha rappresentato il Paese alle edizioni 2017 e 2018 dell’Eurovision Song Contest, ottenendo, nel 2017, un lusinghiero terzo posto) stesse parlando, pardon, cantando. Non si contano quindi le proteste nei confronti del cantante, sia da parte di chi ha sostenuto come non fosse il caso di collegare l’identità nazionale dell’Ucraina a un collaborazionista dei nazisti e conclamato antisemita come Bandera, sia da parte di chi ha sottolineato l’ironia del fatto che Bandera fosse stato stato celebrato in occasione di un evento LGBTQ+ proprio in Germania, considerando come il regime di Hitler si fosse macchiato di terribili persecuzioni nei confronti degli omosessuali, fino al drammatico “omocausto”.
Sulle barricate anche i sostenitori del collaborazionista: «Si rivolterebbe nella tomba»
Ma c’è anche chi, evidentemente dalla parte opposta, ha scritto che «Bandera si rivolterebbe nella tomba» vedendosi celebrato a un evento di omosessuali, chiedendo anche se è pensabile «che il figlio di un prete greco-cattolico (era figlio, come molti altri ultranazionalisti, di un sacerdote uniate, facente parte cioè della Chiesa cattolica di rito orientale, ndr), tollererebbe una tale promiscuità e sodomia». A riprova di come, ancora dopo quasi 70 anni dalla morte (fu avvelenato nel 1959 dal Kgb), Bandera rappresenti uno dei temi più divisivi della storia patria ucraina. E non solo. Basti pensare che, per averlo elogiato pubblicamente durante un’intervista a una tv tedesca, nel 2002, l’ambasciatore ucraino in Germania, Andrij Melnyk, fu rimosso dall’incarico dopo che mezzo mondo, non solo le comunità ebraiche, aveva protestato ufficialmente nei confronti di Kyiv.
Tra medaglie e damnatio memoriae
Tornato in auge durante la rivolta di Maidan del 2014 grazie soprattutto ai movimenti di estrema destra ucraini Svoboda e Pravy Sector, che ne hanno rilanciato la memoria, Stepan Bandera aveva conosciuto già prima, sostanzialmente con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza ucraina (1991), un considerevole “revival”, culminato nel 2010, quando venne insignito, dall’allora presidente Viktor Yushchenko, dell’onorificenza postuma di Eroe dell’Ucraina – Ordine della Stella d’Oro «per aver difeso le idee nazionali e combattuto per uno Stato ucraino indipendente». Anche in questo caso, l’iniziativa venne condannata dal parlamento europeo e suscitò molte proteste a livello internazionale, tanto che, alla fine di un complicato contenzioso, l’onorificenza venne cancellata. Da allora, Bandera ha continuato a essere celebrato, ma, per così dire, un po’ in sordina. E molti osservatori hanno sostenuto, e sostengono, come il governo, e quindi la maggioranza degli ucraini, abbiano ben poco da spartire con l’“eroe criminale”. Anche se, gli stessi osservatori non hanno potuto non sobbalzare vedendo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sfoggiare, durante l’incontro con Papa Francesco, lo scorso maggio, sul suo maglione blu, il simbolo dell’Oun, il movimento dei nazionalisti guidato da Bandera, attivamente coinvolti con i nazisti non solo contro gli occupanti sovietici, ma anche in sanguinose azioni di pulizia etnica e nei terribili pogrom antisemiti che costarono la vita a migliaia di ebrei ucraini.