Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Berlusconi, archiviato a Bari il processo Escort
Si è chiuso a causa della la morte di Silvio Berlusconi, proprio quando ormai era giunto alle ultime battute, il processo Escort in corso a Bari, nel quale l’ex premier era imputato per induzione a mentire: secondo l’accusa aveva pagato le bugie dette dall’imprenditore barese Giampaolo Tarantini ai pm che indagavano sulle ragazze portate a pagamento nella residenza private dell’allora presidente del Consiglio tra il 2008 e il 2009. Il fondatore di Forza Italia era stato rinviato a giudizio a novembre del 2018.
Uno dei legali: «Un onore aver difeso Berlusconi»
Nella breve udienza che si è conclusa con la sentenza di non luogo a procedere da parte della giudice Valentina Tripaldi, la difesa rappresentata dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi è intervenuta ricostruendo le tappe principali del processo, sostenendo che «il dibattimento ha certificato l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria e che l’escussione dei testimoni della difesa avrebbe solo ulteriormente corroborato tale insussistenza», esprimendo rammarico: «Ma oggi, il destino così ha voluto proprio quando eravamo arrivati all’ultimo metro, la conseguenza processuale è legata ad un evento molto triste». Sisto ha quindi concluso chiedendo, oltre alla chiusura del processo, che venisse messo a verbale che per lui «è stato un onore aver difeso Silvio Berlusconi».
Il ruolo di Tarantini, condannato in via definitiva
Tarantini è già stato condannato in via definitiva a due anni e 10 mesi per aver portato avanti «una frenetica attività mirata a soddisfare i desiderata dell’ex premier» con donne che «si muovevano nell’esclusiva prospettiva di elargizioni economiche». La Cassazione aveva rigettato i ricorsi della procura generale di Bari e della difesa contro la sentenza con la quale il 26 settembre 2020 la Corte d’Appello aveva condannato l’imprenditore pugliese, concedendogli tra l’altro un notevole sconto rispetto alla condanna ricevuta in primo grado di sette anni e 10 mesi, grazie alla prescrizione di 14 dei 24 episodi contestati e al riconoscimento delle attenuanti generiche.