Perché la pausa di Tananai ci stupisce tanto

Tananai si ferma per qualche tempo, «un pochino» dice lui, e si ferma per fare mente locale su quel che è successo in questi due anni di ascesa e grandi successi e per mettersi a scrivere qualcosa di nuovo,  «che abbia senso di esistere», così da tornare con canzoni degne di questa bella storia. Uno dice: ok, e dove sta la notizia?

Uno stop necessario a capitalizzare quanto costruito finora

È normale che un cantante che nel giro di un paio di anni è passato dall’essere quello strambo e stonato a Sanremo – con una canzone certo orecchiabile, Sesso occasionale, cantata però talmente male da valergli un ultimo posto – a quello che mette d’accordo tutti – con, Tango, sempre a Sanremo, e con all’attivo collaborazioni importanti e un tour clamoroso –  decida di fermarsi per scrivere qualcosa di interessante, così da capitalizzare quanto accaduto fin qui. Se uno non si ferma, in fondo, come è possibile che produca qualcosa di buono? È normale alternare una fase di iperpresenzialismo a una di assenza, così da tornare più forte di prima e magari lasciare anche spazio agli altri.

La legge dello streaming: niente album ma un singolo ogni mese, senza pause

Normale? Mica tanto. Perché la contemporaneità, quella che ci vuole sempre più distratti, con la soglia di attenzione scesa pericolosamente sotto il mezzo minuto e i trending topic che si rincorrono alla velocità della luce, ci dice che tocca esserci sempre, alzare sempre il tiro, produrre e produrre. Del resto, parliamo di musica, Daniel Ek, che da Ceo di Spotify un po’ di voce in capitolo dovrà pur averla, ha parlato chiaro: basta album, tirate fuori un singolo al mese, così da rimanere sempre sulla cresta dell’onda. Un singolo al mese, senza soste, senza pause. La recente storia della discografia lo dimostra. Gli artisti accorrono a Sanremo perché sotto la cura Amadeus il Festival è diventato tutto: Sanremo, ovvio, ma anche Festivalbar, e volendo anche il Tora! Tora! (il festival della musica alternativa per antonomasia, ideato e realizzato da Manuel Agnelli prima di finire a X Factor, quando ancora ci credeva). E magari azzeccano anche il brano giusto. Neanche il tempo di disfare la valigia, però, e devono tirare fuori non più un album, come un tempo, ma un nuovo brano, magari con il feat giusto, e poi un altro ancora. E poi arriva il momento dei tormentoni estivi. Nessuno sembra volersi tirare fuori dalla pubblicazione compulsiva, brani su brani, la presenza costante nei programmi dedicati alla musica che sembrano tutti uguali. A inizio settembre all’Arena di Verona c’è stato un susseguirsi di eventi speciali con la stessa organizzazione, lo stesso cast e in un paio di casi anche gli stessi conduttori, da far sembrare la trama de Il giorno della marmotta una sorta di profezia miratissima. E ancora: comparsate in talk che, a loro volta, finiscono per assomigliarsi tutti. Perché se dici le stesse cose a intervistatori diversi finisci per rendere quel che dici talmente irrilevante da divenire solo “musica da ascensore”. I social, dimenticavo i social. La possibilità di farci sapere tutto quel che si fa, quel che si pensa, dove e con chi si è, senza mai perdersi niente ha reso anche questo mezzo centrale nella comunicazione dei cantanti.

Perché la pausa di Tananai ci stupisce tanto
Tananai al festival di Sanremo del 2022 (Getty Images).

Dall’ultimo posto di Sesso occasionale al botto con Tango: l’ascesa inarrestabile di Alberto Cotta Ramusino

Già, non perdersi niente. Il fatto è che la percezione costante, che spesso tracima in certezza, è che non ci sia poi molto da perdersi. Se si sparano 100 proiettili in poco tempo, a meno che non si sia in un film tipo quelli con Jason Statham dove si spara a raffica incrociando le braccia e tutti i colpi vanno miracolosamente a centro, è facile che si finisca per non colpire proprio nessuno. Di sparare a vuoto, con pallottole perse in un oceano di altre pallottole. Tananai, uno che in quanto a uso dei social si è dimostrato maestro Sensei, dopo la sconfitta a Sanremo 2022 ha dimostrato grandissima autoironia, finendo per diventare il vincitore morale dell’edizione. Anche perché i veri vincitori, Mahmood e Blanco, non è che abbiano suscitato la medesima empatia. Alberto Cotta Ramusino si è poi trasformato nella Next Big Thing, facendo il botto con Tango, riempendo i palasport e godendosi una popolarità crescente, debordante. Poi ci ha detto che si vuole fermare. Certo, nel comunicarcelo se ne sta lì con la faccia da schiaffi, i capelli spettinati, il torso nudo lasciato intuire, ma quel che dice è chiaro, encomiabile anche, sempre che rifuggire tutto ciò che è contemporaneo non risulti troppo da boomer. Però, è incontrovertibile, l’annuncio di un momentaneo stop, fosse anche un pit stop ai box, quindi roba di qualche mese, suona novecentesco. E fa rumore, soprattutto se ad annunciarlo è uno che il Novecento l’ha giusto intravisto, visto che Tananai è nato nel 1995.

Se manterrà la parola, allora potremo dire che il ragazzo si è fatto davvero uomo

La speranza – lo dicemmo anche quando oltre 10 anni fa Ivano Fossati annunciò il ritiro dalle scene – è che sia qualcosa di vero, non una boutade studiata per far parlare. Il fatto che si chiuda un articolo su Tananai – quello che stonava una canzone esile dal titolo Sesso occasionale all’Ariston neanche due anni fa e che quest’anno, dallo stesso palco, ha cantato una canzone d’amore sotto le bombe di Kyiv intonatissimo – citando Fossati, forse, dice già tutto. Daniel Ek se ne farà una ragione, i tanti fan forse meno: se manterrà la parola potremo dire che il ragazzo si è fatto davvero un uomo, e ascoltarlo con ancora maggiore curiosità quando deciderà di tornare.

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