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Terremoto, perché il Marocco ha accettato aiuti solo da quattro Paesi
In Marocco è lotta contro il tempo per salvare chi potrebbe ancora essere vivo sotto le macerie, soprattutto nelle zone più isolate sulla catena dell’Atlante, come la regione di Al Haouz. Dopo il terribile terremoto che ha colpito il Paese tra venerdì 8 e sabato 9 settembre (il bilancio è di oltre 2100 vittime e 2400 feriti) la comunità internazionale e numerose organizzazioni umanitarie si sono dette pronte a inviare aiuti e assistenza di primo soccorso. Persino l’Algeria, che ha rotto le relazioni diplomatiche con il suo vicino nell’agosto 2021, ha annunciato la riapertura del proprio spazio aereo per trasportare aiuti e feriti. Eppure, domenica 10 settembre, Rabat ha dato l’ok solo a quattro Paesi: il Qatar, gli Emirati Arabi, il Regno Unito e la Spagna, uno dei pochissimi Paesi europei a sostenere pubblicamente il piano marocchino di autonomia per il Sahara Occidentale. Proprio Madrid ha inviato un aereo con 56 soccorritori e quattro cani da ricerca dopo aver ricevuto una richiesta formale di aiuto.

Il ritardo dei soccorsi e il silenzio di re Mohammed VI nelle ore dopo la catastrofe
Intanto sui social si moltiplicano le denunce per i ritardi dei soccorsi e le domande sul silenzio di re Mohammed VI che ha aspettato quasi 20 ore prima di parlare pubblicamente. Di fronte a un disastro di questa portata, una risposta efficace richiede «un coordinamento e un’organizzazione estremamente rigorosi», ha spiegato a Libération l’Ong Care. Anche per evitare tensioni tra le popolazioni colpite come accadde nel 2004 dopo il terremoto di Al-Hoceïma che costò la vita a 630 persone. Gli aiuti internazionali insomma devono essere mirati, è la risposta degli esperti marocchini, per evitare caos logistico e disorganizzazione. Per questo a gestire e smistare le offerte di aiuto sarebbe al lavoro una task force multidisciplinare. Stando a numerose Ong francesi, il Marocco non avrebbe lanciato appelli d’aiuto – a differenza di Ankara dopo il terribile sisma turco-siriano – perché significherebbe ammettere la propria incapacità di gestire la catastrofe. In seconda battuta Rabat da sempre non accetta interferenze da parte di Paesi stranieri.
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