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Strage di Bologna, Mattarella: «Accertata la matrice neofascista»
«L’Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione e paura. È servita la mobilitazione dell’opinione pubblica. È servito l’impegno delle istituzioni. La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato». Non usa mezzi termini il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio per il 43esimo anniversario della strage di Bologna. «La ricerca della verità completa», ha sottolineato il capo dello Stato, «è un dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. È in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche. La città di Bologna, sin dai primi minuti dopo l’attentato», ha ricordato, «ha mostrato i valori di civiltà che la animano. E con Bologna e l’Emilia-Romagna, l’intera Repubblica avverte la responsabilità di difendere sempre e rafforzare i principi costituzionali di libertà e democrazia che hanno fatto dell’Italia un grande Paese».
Piantedosi : «Lo Stato cammina con voi»
Anche il governo, presente a Bologna con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, assicura ai familiari delle vittime «condivisione senza riserve, che non ammette oblio e che parte dal riconoscimento della verità giudiziaria». Alla commemorazione a Palazzo D’Accursio, Piantedosi, ex prefetto di Bologna, ha ricordato: «Lo Stato cammina con voi, non si sottrae alla responsabilità di coltivare la memoria, ma anche guardare al futuro con speranza». E ha aggiunto: «Qui si deve rinnovare il patto: la strage ha colpito la democrazia e la democrazia si difende nei luoghi della rappresentanza. Bologna fu colpita da un dolore inconsolabile e per come reagì fu decorata dalla medaglia d’oro al valore civile, simbolo principale del rifiuto dell’aggressione. Per questo noi cammineremo insieme ogni due agosto».

Bolognesi chiede al governo parole chiare su esecutori e mandanti. E torna ad attaccare Nordio
Dure le parole di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, che è tornato a chiedere al governo Meloni di usare parole chiare su esecutori e mandanti della strage in cui persero la vita 85 persone: «Dite parole chiare, basta falsità sulla strage». Bolognesi, alla vigilia delle celebrazioni, era stato protagonista di un botta e risposta con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Tutto era partito dal processo contro Gilberto Cavallini, ex Nar condannato in primo grado all’ergastolo per la strage (per la quale in via definitiva sono stati condannati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e in primo grado Paolo Bellini). I legali di Cavallini avevano chiesto l’annullamento della condanna sostenendo che quattro giudici popolari avevano superato il limite dei 65 anni, previsto dalla legge. Bolognesi aveva risposto che il limite andava considerato al momento della nomina, non alla fine del processo. Nordio però rispondendo a un question time al parlamento lo scorso febbraio, sempre secondo Bolognesi, aveva ricordato una sentenza delle sezioni unite della Cassazione favorevole alla tesi Cavallini. «E questo è un falso», ha tagliato corto Bolognesi. Il guardasigilli aveva cercato di buttare acqua sul fuoco con una nota: «In sede giudiziaria, è stata accertata la matrice neofascista della strage e ulteriori passi sono stati compiuti per ottemperare – come ebbe a ricordare il capo dello Stato – alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere». E ancora: «Già nel primo pacchetto di riforme approvate dal Consiglio dei Ministri a giugno è stata inserita una norma, per evitare che potessero essere annullate sentenze per gravissimi reati. È stato chiarito che il requisito dei 65 anni, come età massima dei giudici popolari delle Corti d’Assise, deve sussistere soltanto al momento della nomina. Le preoccupazioni di Bologna devono essere fugate in via definitiva».

In corteo Elly Schlein e Patrick Zaki
Dopo la commemorazione a Palazzo D’Accursio è partito il corteo diretto a Piazza Medaglie d’oro. «Siamo qui per difendere la democrazia del Paese», ha detto il sindaco Matteo Lepore. Tra i partecipanti, la segretaria dem Elly Schlein e Patrick Zaki.