Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Lo sfogo di Gibelli: «La Cgil mi ha licenziato dopo 40 anni sfruttando anche il Jobs Act»
Massimo Gibelli, storico spin doctor della Cgil, ha raccontato di essere stato licenziato dal sindacato dopo 40 anni di impegno. Lo sfogo è giunto tramite una lettera pubblicata sull’Huffington Post in cui il portavoce di leader come Sergio Cofferati, Susanna Camusso e l’attuale Maurizio Landini ha descritto nel dettaglio «il suo 4 luglio», data in cui gli è stato comunicato il «licenziamento per giustificato motivo oggettivo».
Gibelli ha già impugnato la decisione del sindacato
Già nel 2021 Landini aveva cancellato la figura del portavoce poiché «lo stesso segretario generale ha l’abitudine e la propensione a intrattenere direttamente i rapporti con la stampa e i media in generale», e dunque sarebbe stata superflua. Ma Gibelli, pur senza avere più quel ruolo formale, era rimasto dipendente della Camera del Lavoro. Fino al 4 luglio 2023, quando, al rientro da un breve periodo di ferie, è stato convocato dal segretario organizzativo. Durante il colloquio gli è stato comunicato il licenziamento e consegnata la lettera raccomandata a mano con specificato che «la data odierna è da considerare l’ultimo suo giorno di lavoro». La decisione, ha fatto sapere, è stata impugnata e sono ora in corso le conseguenti procedure.
«Hanno sfruttato anche il Jobs Act dopo averlo criticato»
L’ex portavoce, la cui carriera era iniziata al fianco di Fausto Bertinotti 40 anni prima, ha poi precisato che il sindacato ha «sfruttato anche il Jobs Act». Il licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo è infatti previsto dall’articolo 3 della legge n. 604 del 1966 ed è più volte stato modificato nel corso degli anni, in ultimo dalla riforma Fornero del 2012 e nel 2015 dal provvedimento di Matteo Renzi. Leggi, ha evidenziato, «che furono fortemente contestate dal sindacato». Questa la sua conclusione: «Non so dire se la scelta della data in cui mi è stato comunicato l’ultimo giorno di lavoro sia stata casuale o ragionata. Per quanto mi riguarda, mio malgrado, voglio pensare, devo pensare, che il 4 luglio, l’Independence Day, possa essere un nuovo inizio».