L’alta infedeltà di Lukaku simbolo del mutamento economico del calcio

L’ultima ipotesi di mercato su Romelu Lukaku dimostra che nel calcio il punto estremo non esiste: si può sempre andare oltre. E quell’oltre si chiama Milan. Lo scenario di mercato vedrebbe il Chelsea disposto a farsi parzialmente carico dell’ingaggio pur di liberarsi dell’attaccante belga, che con ogni evidenza a Londra non vogliono più vedere nemmeno in foto. Inoltre, a favorire il buon esito dell’affare contribuirebbero gli ottimi rapporti fra i proprietari statunitensi dei due club, Gerry Cardinale e Todd Boehly. Dunque si può fare. E viene da dire che se c’è di mezzo Lukaku, allora davvero tutto si può fare. Niente limiti, niente tabù. E lasciamo perdere i discorsi sulla fedeltà ai colori, sul sentimento verso il popolo tifoso, addirittura sull’attaccamento alla maglia. Perché la sola maglia cui Romelu Lukaku si senta fedele, forse, è la maglia della salute.

L'alta infedeltà di Lukaku simbolo del mutamento economico del calcio
Romelu Lukaku (Getty).

I guai finanziari dell’Inter, gli insulti razzisti degli juventini

Ricapitolando: Lukaku chiude la stagione 2022-23 all’Inter dando soltanto in parte ciò che da lui ci si sarebbe attesi per tutto il corso dell’annata. E a quel punto la società nerazzurra prova a giocarsi la carta della conferma. Ci sarebbe da negoziare col Chelsea un complicato accordo. Le condizioni delle finanze nerazzurre sono quelle che sono, tanto da aver reso necessario il sacrificio del portiere camerunese André Onana, ceduto al Manchester United dopo una sola stagione in nerazzurro, per 52,5 milioni di euro più altri 5 milioni eventuali in bonus. Ma mentre l’Inter cerca di far quadrare i numeri per condurre a conclusione un affare che comunque desta perplessità (tanto per sforzo finanziario quanto per età del calciatore), Lukaku e il suo agente Ledure diventano sfuggenti. Fino a che non viene fuori la notizia su un interessamento della Juventus, cui Lukaku non si sottrae. Il tutto, nonostante le polemiche sugli insulti razzisti durante la semifinale di Coppa Italia allo Stadium, in aprile.

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Lukaku protagonista della rissa con Cuadrado durante Juve-Inter (Getty).

Potrebbe finire in bianconero o al Milan: quale opzione più indigesta?

Ripudiato dai tifosi interisti e detestato anche da quelli juventini, il belga si ritrova in una terra di nessuno. Che in questo momento significa Chelsea, il club in cui si era trasferito nell’estate 2021 lasciandosi alle spalle l’Inter e dichiarando di esserne tifoso sin dall’età di 10 anni. «Questo club rispecchia i miei valori», era arrivato a dichiarare. Salvo pentirsi nel giro di poche settimane e rilasciare, durante le festività di fine anno, un’intervista in cui esternava nostalgia per l’Inter e per Milano. Intervista che faceva infuriare l’intero ambiente Blues. Il suo ritorno in nerazzurro nell’estate del 2022 è stato narrato dai media sdraiati come il riannodarsi di una storia d’amore (ma l’amore per il Chelsea «fin dall’età di 10 anni»?). E invece la stagione è stata per lunghi tratti deludente, salvo accendersi nell’ultimo terzo. L’impressione generale è che nessuno, fra i tifosi nerazzurri, si strapperebbe i capelli se il belga andasse via per la seconda volta. Ma poiché la prospettiva è che l’attaccante resti, ce la si fa andare. Salvo scoprire che lui e il suo agente civettano con la Juventus. Il resto è storia di questi giorni. Con la prospettiva, per i tifosi nerazzurri, che l’attaccante vada al Milan anziché alla Juventus. Quale delle due eventualità è più indigesta?

L'alta infedeltà di Lukaku simbolo del mutamento economico del calcio
Romelu Lukaku nella sua classica esultanza (Getty).

Una folle estate calcistica dove sembrano contare solo i soldi (sauditi)

Sul web circola una considerazione sul fatto che Lukaku sia detestato da tutte le tifoserie che lo abbiano avuto allineato nella propria squadra, ma anche da chi vede il suo arrivo soltanto come un’eventualità: Manchester United, Chelsea, Inter, Juventus. Dato innegabile, che deve portare verso considerazioni non dettate da chi (anche sulla carta stampata) continua a parlare di tradimenti. Bisognerebbe guardare ad altro. E dire che l’attaccante belga non è uno che si leghi davvero ai club e alle tifoserie. In generale, non si lega oltre un certo limite. Negli anni recenti ha anche cambiato tre agenti, passando da Mino Raiola a Federico Pastorello, per affidarsi infine all’avvocato Sebastien Ledure. Per i tifosi che ancora credono al valore della maglia e si innamorano dei calciatori, come se questi fossero l’avanguardia di un’identità e di una fede, una figura come quella dell’attaccante belga è la negazione di un universo valoriale. E invece, per chi guarda alle cose in modo più laico, Romelu Lukaku è un simbolo del mutamento culturale del calcio. Di più: è il simbolo del mutamento culturale ed economico da cui il calcio è stato attraversato in questa estate dominata dai denari sauditi, che stanno dando al calcio un’impronta post-agonistica e fanno valere la forza finanziaria come unica ragione possibile. Per la cronaca, Lukaku un’offerta saudita l’ha pure rifiutata. Ritiene di voler ancora giocare in un campionato top d’Europa, anche a costo di guadagnare meno. Un’idea chiara su cosa vuol fare del suo ultimo scorcio di carriera ce l’ha. Almeno fosse un po’ più leale e trasparente. Non guasterebbe.

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