Extraprofitti e caro voli, l’Europa guarda perplessa il rinnovato asse Meloni-Salvini

Galeotta fu una cena all’osteria “La Cantinetta di Bolgheri”, nell’entroterra livornese, domenica 6 agosto. Attorno al tavolo Giorgia Meloni e Matteo Salvini. In un clima quasi vacanziero tra selfie e sorrisi, i due leader si trovano d’accordo sulla necessità di reperire risorse per ridurre il cuneo fiscale attraverso un prelievo che colpisca le banche, ritenute poco collaborative nell’affrontare il caro mutui. E che non si sono impegnate abbastanza nello smaltimento dei crediti incagliati del Superbonus. Poche ore dopo quell’intesa si trasforma in una norma inserita nel decreto “Asset e investimenti”. Un blitz d’agosto che ha bruciato 9 miliardi in Borsa in un giorno, scatenato polemiche e prese di distanza anche dentro la stessa maggioranza di governo, mettendo in grande allarme l’Europa.

Extraprofitti e caro voli, l'Europa guarda perplessa il rinnovato asse Meloni-Salvini
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Altro che mutui, quei soldi servono al bilancio dello Stato

Soprattutto a Bruxelles l’umore nei confronti del governo è tutt’altro che sereno. Nei giorni successivi all’annuncio della tassa sugli extraprofitti, la stampa europea non ha risparmiato critiche al governo. «Secondo gli osservatori economici», scrive Politico, sito tra i più autorevoli e informati sugli umori nei palazzi europei, «l’annuncio senza alcun preavviso alle banche è stato gestito in modo spettacolare e sbagliato». Sempre nello stesso articolo pubblicato il 9 agosto, Politico cita una fonte del mondo bancario per spiegare come «la giustificazione dei mutui per il raid fiscale sia di facciata e che la politica sia stata concepita per compensare le carenze del bilancio dello Stato italiano». Un modo neanche troppo velato per smontare le motivazioni sventolate, soprattutto da Salvini, dopo l’approvazione del provvedimento.

Pronta una lettera della presidente della Bce Lagarde

Ma non è finita qua perché oltre alla stampa anche le stesse istituzioni europee sembrano pronte a mostrare in via ufficiale la loro contrarietà alla tassa sugli extraprofitti. A partire dalla Bce, accusata dal governo italiano di aver creato il problema. Il Corriere della sera scrive che sarebbe già pronta una lettera della presidente Christine Lagarde, nella quale saranno messe nero su bianco le criticità connesse al provvedimento, che Francoforte considera dannoso, tanto nel merito quanto nel metodo. La mancata comunicazione preventiva alla Banca centrale europea potrebbe infatti rappresentare una violazione dei trattati dell’Ue. Il parere non dovrebbe contenere indicazioni vincolanti, ma darà comunque la misura di una distanza e che potrebbe incrinare ulteriormente i rapporti di Roma con Bruxelles e Francoforte.

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Christine Lagarde, presidente della Bce (Imagoeconomica).

Non piace la battaglia di Urso contro le compagnie aeree

Ma non è solo la tassa sugli extraprofitti delle banche ad aver raffreddato i rapporti tra l’Italia e l’Europa. Il tentativo del governo di mettere mano al caro voli sta aprendo una battaglia tra Roma e le compagnie low cost, con Bruxelles che osserva e chiede chiarimenti al ministro competente, Adolfo Urso, responsabile del dicastero sul Made in Italy. Secondo le volontà del govern, il provvedimento dovrebbe servire a impedire l’uso degli algoritmi per la profilazione degli utenti e la proposizione di prezzi personalizzati, ma imporrà anche nuove regole di tariffazione con l’obiettivo di favorire i voli verso le isole, vincolando la soglia al costo medio di ogni volo. Una serie di misure che hanno scatenato la reazione furibonda delle compagnie low cost.

Decisioni che cozzano contro le norme su concorrenza e libero mercato

Dall’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, sono arrivate le parole più dure: «Ridicolo, illegale, roba populista. Va cancellato». Wilson ha inviato a Bruxelles una lettera di protesta, firmata insieme alle principali compagnie aeree europee, contro il decreto del governo, ritenuto in contrasto con la normativa comunitaria. Lettera a cui la Commissione si prepara a rispondere ma sulla quale ha in parte espresso, attraverso il portavoce della direzione Trasporti, la sua posizione: «La Commissione», si legge nel comunicato, «sostiene le misure volte a promuovere i collegamenti a prezzi accessibili, purché in linea con le norme del mercato interno dell’Ue». E aggiunge: «Solo in casi specifici ed eccezionali (per esempio rotte da regioni remote che non sono adeguatamente servite) la Ue consente di fissare obblighi di pubblico servizio per assicurare livelli minimi di servizio e connettività territoriale». Manca ancora una presa di posizione ufficiale, ma la partita resta aperta e le ragioni del ministro Adolfo Urso dovranno fare i conti con le norme europee a favore della concorrenza e del libero mercato.

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Adolfo Urso e, dietro di lui, un’immagine di Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Preoccupa il riavvicinamento della premier al «populista Salvini»

Al di là dei comunicati, delle lettere in arrivo, delle richieste di chiarimenti e dei retroscena giornalistici, la sensazione è che la luna di miele tra il governo Meloni e l’Europa sia entrata in crisi. Il ritrovato asse con il «populista Salvini» – così lo ha definito Politico – rischia di far perdere alla Meloni il credito conquistato in questi mesi. Non è forse un caso che sempre Politico commenti così la doppia mossa del governo su extraprofitti e voli: «Ha innescato confusione tra gli osservatori internazionali sulla strategia economica dell’Italia». Un segnale che il cambio di rotta, sancito dalla cena del 6 agosto tra la premier e Salvini, non sembra affatto convincere le istituzioni europee.

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