Europee, +Europa e gli ostacoli al possibile accordo con Calenda

È una piccola formazione politica, seppure molto caratterizzata sul piano delle battaglie per i diritti civili e con una forte connotazione europeista e liberaldemocratica. Ma in vista delle Europee di giugno 2024 può rivelarsi determinante in quella che è attualmente la nebulosa del centro. Si tratta di +Europa, il partito guidato dal deputato Riccardo Magi che annovera tra le sue fila big provenienti dalla famiglia radicale come Emma Bonino e Benedetto Della Vedova. Accreditati negli ultimi sondaggi di un consenso oltre il 2,5 per cento, infatti, sono un interlocutore importante soprattutto per Azione di Carlo Calenda. Tant’è che diversi calendiani sperano in un accordo in vista del voto e non sono pochi quelli che lo ritengono possibile.

Europee, +Europa e gli ostacoli al possibile accordo con Calenda
Carlo Calenda (Imagoeconomica).

In +Europa pesano ancora la rottura di Calenda con Letta e il derby con Bonino 

Possibile, appunto. Ma non facilissimo. Basta testare gli umori dentro +Europa per rendersene conto. «È normale che in Azione siano fiduciosi e il motivo è semplice: sanno che dalle nostre parti trovano persone affidabili», dice una fonte interna al partito con Lettera43. «Il problema è che noi non possiamo esprimere la stessa valutazione guardando nel loro campo». Brucia ancora la rottura che si è consumata nella passata legislatura, quando le due formazioni avevano anche dato vita a componenti comuni nel gruppo Misto. Bonino, ma pure il resto del partito, non ha mai digerito, per esempio, la decisione presa da leader terzopolista di abbandonare l’alleanza col Pd di Enrico Letta (suggellata all’inizio con tanto di bacio) alla vigilia delle scorse Politiche. E non è l’unico episodio che +Europa si è legata al dito. Pesano poi gli attacchi di Calenda all’indirizzo degli ex radicali. L’ex ministro infatti, raccontò a Bruno Vespa nel libro La grande tempesta che George Soros aveva sovvenzionato gli ex radicali con 1,5 milioni di euro. «E che dire inoltre della candidatura di Calenda al Senato contro Emma?», si sfogano.

Europee, +Europa e gli ostacoli al possibile accordo con Calenda
Carlo Calenda, Emma Bonino e Matteo Richetti nel luglio 2022 ((Imagoeconomica).

Resta sempre l’incognita di Renzi 

Insomma, il terreno è abbastanza sdrucciolevole. E a tutto vantaggio, anche se può sembrare strano, proprio di +Europa. Il motivo? Potrebbe fare da ago della bilancia, visto che nella galassia di centro c’è pure Italia viva. È vero che Azione negli ultimi tempi ha ritrovato slancio, almeno guardando alle recenti adesioni (quelle in blocco di esponenti del Pd ligure da un lato e l’addio a Iv per un ticket con Calenda di Elena Bonetti dall’altro), ma questo non si traduce automaticamente in voti in vista delle Europee, come riflette una fonte terzopolista dietro garanzia di anonimato: «Bonetti è un nome, è stata ministro, ma non porta voti. Al contrario per esempio di Pippo Rossetti, consigliere regionale in Liguria, e Cristina Lodi, consigliera comunale a Genova, due ex dem che nel Pd hanno fatto incetta di consensi in Regione e Comune. Importanti, ma non sufficienti». Altro discorso se queste adesioni si rivelassero le prime di una lunga serie, continua la fonte, «in quel caso infatti, l’opinione pubblica, soprattutto il ceto medio alto, comincerà a valutare l’attrattività del partito e magari a votarlo». Un ragionamento futuribile, insomma. Nel frattempo, è il non detto, Azione non può permettersi il lusso di snobbare la formazione presieduta dall’ex M5s Federico Pizzarotti e magari di consegnarla tra le braccia dei renziani. Sì perché, anche Italia viva in Ue fa capo a alla famiglia di RenewEurope, punto di riferimento degli ex radicali così come il gruppo Alde. Certo, la direzione presa dal Centro, nuovo brand del senatore di Rignano, imbarcando personalità come Letizia Moratti, Beppe Fioroni o Clemente Mastella, dovrebbe far pendere la bilancia di Bonino e compagni un po’ più verso i calendiani. La conferma arriva da +Europa non senza sarcasmo: «Non basta Macron. Con Fioroni facciamo micron…».

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Matteo Renzi (Imagoeconomica).

Le posizioni ‘scomode’ di Carfagna e Gelmini

Battute a parte, questo non significa che Azione possa dormire sonni tranquilli, come spiegano dal partito di Magi: «È chiaro che bisogna razionalizzare e trovare dei punti di contatto. Ma in nome della soglia del 4 per cento non siamo assolutamente disposti a sacrificare i nostri temi». Tradotto: «Non faremo compromessi al ribasso su questioni chiave per noi come i diritti civili». Calenda, insomma, è avvisato, dato che ha tra le sue fila esponenti legate al popolarismo europeo come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini che, per esempio, hanno votato a favore della maternità surrogata come reato universale. A buon intenditor poche parole.

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