Europee 2024, la Lega spaccata sulle alleanze

Matteo Salvini dovrà penare da qui alle Europee per capire cosa la Lega voglia fare dopo le elezioni del 2024. E nel frattempo cresce la fronda interna contro la prospettiva di proseguire l’esperienza minoritaria di Identità e Democrazia, l’alleanza sovranista con i tedeschi di Afd, il Rassemblement National francese e altre destre radicali d’Europa.

Europee 2024, la Lega spaccata sulle alleanze
Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica).

La Lega e i compromessi necessari in Europa

Oggi il partito, tornato al governo con Draghi prima e Meloni poi, ha una componente che baratterebbe i fasti del 34 per cento con un maggior pragmatismo. Tra questi esponenti spicca il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, fedelissimo del leader, che a quanto risulta a Lettera43 si sta spendendo per convincerlo a scaricare gli alleati europei. La fase attuale è ritenuta troppo propizia per un nuovo mandato europeo da vivere da paria, senza poltrone operative nelle commissioni e nel processo decisionale. Il battibecco tra Salvini e Antonio Tajani che ha chiuso la porta a Afd e Le Pen evidenzia le difficoltà della Lega a smarcarsi dalle posizioni del segretario: Salvini dimostra di non cogliere appieno il funzionamento della macchina europea, la cui architettura impone dei compromessi tra Consiglio, Commissione, Parlamento. Una maggioranza aperta alle destre non solo popolari all’Eurocamera dovrà infatti confrontarsi con un Consiglio pieno di leader liberali o socialisti. Difficile dunque replicare in toto lo schema italiano dell’alleanza tra moderati, conservatori e sovranisti.

Europee 2024, la Lega spaccata sulle alleanze
Andrea Crippa (Imagoeconomica).

Crippa, Giorgetti, Fontana e Zaia: chi spinge per una nuova collocazione della Lega in Europa

Lo smarcamento nella Lega di figure come Crippa, che a Salvini deve l’intera ascesa politica, segnalano una complessità di vedute tra la linea del segretario e quella di diversi colonnelli. Contro il prolungamento dell’alleanza con i lepenisti e gli altri sovranisti ci sono big come Giancarlo Giorgetti, Attilio Fontana e Luca Zaia. Pragmatici nella ricerca di nuovi spazi d’influenza per il Carroccio valutano l’opportunità di cambiare bandiera. La destinazione ‘naturale’ sarebbe il Partito Popolare europeo, la realizzazione del vecchio sogno di Roberto Maroni di una Lega paragonabile alla Csu bavarese. Dal canto suo Salvini frena. Il segretario teme di essere schiacciato dagli alleati: Forza Italia è fortemente ancorata ai Popolari mentre Fratelli d’Italia è destinata a fare man bassa di voti. Per la Lega scelte troppo nette potrebbero essere penalizzati, un assist pericoloso a Giorgia Meloni. In secondo luogo, c’è il timore crescente che una volta uscito da Id, il partito possa comunque non essere accolto dal Ppe. Finendo così tra l’incudine e il martello.

Europee 2024, la Lega spaccata sulle alleanze
Luca Zaia (Imagoeconomica).

Il gruppo di Strasburgo fa muro per mantenere lo status quo

Ma non finisce qui. Nel Carroccio si sta già facendo la conta sui possibili seggi nel prossimo emiciclo di Strasburgo. Nel 2019 la Lega con oltre il 34 per cento elesse 28 eurodeputati. Ora la previsione è di eleggerne, nella migliore delle ipotesi, tra i 7 e i 10. Se tutto va bene, «saranno circa un terzo. Di conseguenza verranno ridotte a un terzo le entrate tramite rimborsi e le posizioni da assegnare», ragionano con Lettera43 fonti leghiste. «La competizione per i seggi ha dunque un risvolto anche identitario». Per questo chi ha lavorato per anni facendo spesso una dura opposizione all’attuale Commissione non vuole vedersi tagliato fuori e rivendica la sua posizione con il segretario. Un anno fa, mentre in Italia la Lega era alla fine della sua esperienza draghiana, gli eurodeputati Alessandra Basso, Paolo Borchia, Susanna Ceccardi e Antonio Maria Rinaldi incontravano Marine Le Pen per discutere di come «cambiare l’Europa». E pochi giorni fa il capogruppo a Strasburgo Marco Campomenosi ha dichiarato che «chi fa patti ad excludendum in Ue di fatto vuole continuare a governare con i socialisti». Se i big di via Bellerio spingono per rompere l’asse con Le Pen, il gruppo di Strasburgo lotta per mantenere lo status quo. Nei prossimi mesi poi gli eurodeputati sotto pressione per la rielezione non potranno certo ammorbidire le critiche sugli attuali assetti dell’Unione. Nulla esclude un ragionamento successivo, va detto. Anche radicali no euro Alberto Bagnai e Claudio Borghi, ad esempio, al momento della prova hanno dato per oltre 50 volte la fiducia a Draghi nella scorsa legislatura. In casa Lega si guarda con sospetto ai cambiamenti e alle virate nette e si preferisce seguire un atteggiamento più pragmatico rispetto al passato: ogni cosa a suo tempo. Gli sviluppi politici in Europa, il proseguimento dell’esperienza di governo a Roma e i risultati delle Europee permetteranno di capire quale dei due campi interni alla Lega aveva ragione.

Powered by WordPress and MasterTemplate