Decreti infilati in Cdm e il ministro Ciriani sorpreso: l’anarchia nel governo Meloni

Alla faccia del governo autoritario, temuto da molti. Qui siamo quasi all’anarchia. L’ultimo “incidente” si è registrato martedì 27 giugno. Intorno alle 15 la comunicazione di Palazzo Chigi diffonde l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato per qualche ora dopo. È da questa comunicazione che alcuni ministri scoprono che in realtà il menù è più ricco di quello preventivato. Sul tavolo erano attesi solo i provvedimenti già inseriti all’odg del Cdm previsto per la settimana precedente (il ddl ricostruzione dopo l’alluvione e il ddl di riforma del codice della strada), saltato all’ultimo secondo burrascosamente per l’indisponibilità della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nella convocazione, invece, spuntano anche un decreto legge sempre sulla ricostruzione in Emilia-Romagna e un dl bollette. Il primo per nominare il generale Francesco Figliuolo a commissario post inondazioni, il secondo per rinnovare alcuni aiuti per far fronte al caro bollette di luce e gas.

Decreti infilati in Cdm e il ministro Ciriani sorpreso: l'anarchia nel governo Meloni
Il governo Meloni (Imagoeconomica).

Potrebbero arrivare guai sul termine di conversione, 60 giorni

Alcuni ministri sono “sorpresi”: non conoscevano l’ordine del giorno che li avrebbe attesi in Consiglio dei ministri. Alcune strutture non sapevano, se non dopo aver letto le agenzie, dei provvedimenti all’esame. Eppure, proprio nei giorni scorsi il ministero per i Rapporti con il parlamento aveva chiesto di non portare più decreti legge in Cdm. Il motivo? Il termine di conversione, 60 giorni, sarebbe coinciso con la chiusura agostana. Il rischio sarebbe stato, ma a questo punto sarebbe più corretto dire “è”, quello di mancare le scadenze. In parlamento, infatti, non mancano già adesso i decreti da convertire: il dl alluvioni (quello per le prime misure per far fronte all’emergenza che ha colpito l’Emilia-Romagna), il dl sulle infrazioni Ue, il decreto Pa, per non parlare della delega fiscale, l’Autonomia e la riforma della giustizia (questi ultimi tre non hanno termini di scadenza, ma il governo vorrebbe comunque accelerare).

Luca Ciriani e quei Rapporti che non controlla minimamente

Il punto però è un altro: l’esecutivo non riesce a controllare se stesso e i vari ministeri disattendono quanto indicato dalle proprie strutture, in primis dal ministero per i Rapporti con il parlamento, chiamato a regolare il buon andamento dei lavori nelle Camere per conto del governo. Alcune fonti del dicastero guidato da Luca Ciriani rivelano che non sapevano dell’approdo in Cdm dei due decreti.

Decreti infilati in Cdm e il ministro Ciriani sorpreso: l'anarchia nel governo Meloni
Luca Ciriani (Imagoeconomica).

Ma non solo. Gli stessi uffici dovranno ora affrontare un altro problema. Molto probabilmente infatti le poche norme inserite in questi due ultimi decreti dovranno essere trasferite in altri provvedimenti. Questo per non aumentare l’ingorgo parlamentare e per non sforare i tempi di conversione. La procedura, però, dovrà avvenire senza urtare la presidenza della Repubblica che il mese scorso ha richiamato i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, lamentando la non omogeneità dei provvedimenti, soprattutto a seguito di emendamenti parlamentari non coerenti con il decreto legge nel quale erano inseriti.

Al ministro sfuggono persino i colleghi del governo…

Un quadro preoccupante, insomma. Anche alla luce del fatto che proprio nelle ultime settimane Ciriani aveva scritto una lettera per richiamare i colleghi sulla «necessità di garantire da parte dei rappresentanti del governo un’assidua e costante presenza nelle commissioni e nelle aule parlamentari» e per richiamarli in merito «alle modalità e ai tempi di presentazione delle proposte emendative governative». Il risultato? A sfuggire al controllo erano stati due senatori di Forza Italia che hanno mandato sotto la maggioranza in un passaggio tecnico sul decreto Lavoro, con strascico di sospetti e polemiche. Ora al ministro sfuggono gli stessi colleghi al governo che infilano provvedimenti urgenti in Cdm senza preventiva comunicazione.

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