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Dai tassisti ai balneari, il governo Meloni non delude le lobby
Nessun passo in avanti sulle liberalizzazioni dei taxi. Nel decreto Omnibus, approvato in Consiglio dei ministri, la misura sulle auto bianche non è stata inserita, nemmeno in forma annacquata. Resta tutto immobile. Il centrodestra, che da decenni è schierato a difesa dei tassisti, non ha cambiato idea, nemmeno dopo le immagini di queste settimane con persone in fila in attesa. C’è stato comunque un giallo sul comunicato di Palazzo Chigi che invece parla, seppure in «via sperimentale», di una «deroga al divieto di cumulo delle licenze». Il dubbio sarà sciolto con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Ma l’ipotesi di un’apertura alla concorrenza, fatta trapelare nei giorni scorsi, è nei fatti tramontata ed è tornato il sereno tra i partiti della maggioranza e la lobby dei tassisti. La tensione è durata il tempo di un temporale estivo, ma di quelli particolarmente brevi e di lieve intensità.

I tassisti vincono l’ennesimo braccio di ferro col governo
Il governo Meloni, insomma, non ha cercato la sfida, ampliando il numero di licenze, come pure aveva lasciato intendere alla vigilia dell’ultimo cdm prima della pausa agostana. Né tantomeno sono stati indicati strumenti validi per garantire un potenziamento del servizio. «I tassisti ci hanno chiesto di togliere la norma sul cumulo delle licenze, un’opportunità a cui rinunciano. Abbiamo tolto questa norma», ha scandito il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che si sta occupando del dossier insieme al vicepremier e titolare del dicastero dei Trasporti, Matteo Salvini. C’è un generico riferimento al confronto con gli attori interessati, che però hanno posto il veto a qualsiasi modifica dello status quo, ipotizzando uno sciopero della categoria. Sarebbe stato uno smacco per chi, come Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, ha fatto la barricate appena un anno fa contro la riforma del settore prospettata dall’esecutivo guidato da Mario Draghi.

Ambulanti, messa a gara solo degli spazi liberi
Un governo fedele alla propria linea, dunque, come era già chiaro fin dal disegno di legge sulla Concorrenza che solo poche settimane fa è approdato al Senato. Il testo era stato approvato a fine aprile, ma solo dopo tre mesi è stato trasmesso al parlamento, nonostante un contenuto tutt’altro che divisivo. Un indicatore della concorrenza vista come una questione secondaria. Nel provvedimento si fa giusto un po’ di manutenzione con il rafforzamento dei poteri all’Antitrust, gli interventi a favore dei contatori intelligenti e la semplificazione delle vendite promozionali. È saltata la liberalizzazione per gli spazi agli ambulanti, che aveva agitato le acque nel centrodestra. Il compromesso è stato individuato nella messa a gara degli spazi già a disposizione, senza toccare quelli assegnati. Ora l’obiettivo è l’approvazione in prima lettura a Palazzo Madama entro la fine dell’anno. Con calma, dunque.
Balneari, le gare sulle concessioni possono aspettare
E c’è un altro dossier fermo: quello dei balneari che sono passati all’incasso pure quest’anno. La stagione estiva volge al termine senza problemi: le gare sulle concessioni demaniali marittime non si scorgono all’orizzonte. La strategia del governo è quella di traccheggiare, prendere più tempo possibile per cercare una qualche mediazione. Il 9 giugno c’era stata la prima riunione del tavolo istituito a Palazzo Chigi, sotto la supervisione di Salvini, in cui era stata stabilita una road map. Ci sono stati ulteriori incontri, comunque interlocutori. E che, in ogni caso, vanno nella direzione auspicata dai beneficiari delle concessioni. «Nel Paese possono nascere nuove aziende senza che si vada a sostituire i titolari di quelle attualmente operanti», ha detto il presidente del Sib (Sindacato italiano balneari), Antonio Capacchione. La scusa del confronto si tramuta in una lentezza.

Con la misura contro il caro-voli sono colpite le low cost
Ma non solo. Sempre nel decreto Omnibus, varato a Palazzo Chigi, è stata inclusa una misura contro il caro-voli. Sulla carta a favore dei passeggeri, rischia però di diventare un boomerang per l’apertura al mercato delle compagnie low cost e a vantaggio dei grandi player. «Ogni tentativo di restringere gli spazi di libero mercato – oltre a essere in contrasto con la normativa europea applicabile – non potrà che avere effetti negativi, e contrari agli obiettivi dichiarati, sull’offerta e sugli stessi prezzi dei biglietti», ha osservato Alessandro Fonti, presidente dell’associazione italiana delle compagnie aeree low-fare (Aicalf). E questo, ha aggiunto, è un danno per «i consumatori». Non una novità per un governo più attento alle corporazioni. Tranne una che è stata colpita da un fulmine a ciel sereno: le banche. Ora dovranno fare i conti con il prelievo del 40 per cento sugli extraprofitti innescati dagli aumenti sui finanziamenti concessi.