Alemanno, gli spazi “a destra della destra” e i flirt con Salvini

Gianni Alemanno non potrà contare su grandi afflussi da Fratelli d’Italia in caso di rilancio della sua iniziativa politica “a destra della destra”. Neanche in caso di crescita del malcontento interno al principale partito di governo. Quel che Lettera43 ha raccolto in ambienti meloniani è un sentore ormai diffuso: l’ex sindaco di Roma non è visto come un rivale politico. La sua iniziativa volta a coalizzare la galassia “estremista” del dissenso va in controtendenza con un partito che oramai si barcamena tra la volontà di occupare il centro (l’intervento di Guido Crosetto sul generale Roberto Vannacci insegna) e la necessità atavica di presidiare gli spazi alla sua destra.

Chi vorrebbe lasciare un partito col vento in poppa proprio adesso?

«Aleammno ha decostruito il suo mondo», spiegano fonti vicine a Fdi a L43, «per inseguire le sue posizioni personali», con il risultato che oggi la sua appare «quanto di più lontano dalla destra sociale si possa immaginare». Insomma «facendo tutto da solo», ci tengono a sottolineare i nostri interlocutori, Alemanno si è posto in un’alternativa secca a Giorgia Meloni e oggi ha «possibilità di attrazione prossime allo zero». Perché, è l’opinione condivisa da molti Fratelli, esponenti politici per quanto in difficoltà con certe posizioni di Meloni dovrebbero lasciare un partito col vento in poppa nel momento del massimo fulgore e del governo? Su atlantismo e identitarismo nessun meloniano è davvero desideroso di rompere con la linea di Fdi, anche se l’arrocco famigliare deciso dalla premier con la promozione della sorella Arianna alla guida del partito mostra una volontà di controllo che mira proprio a prevenire uscite di questo tipo.

Alemanno, gli spazi a destra della destra e i flirt con Salvini
Gianni Alemanno e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Cardini, Bertolini, Magliaro, Moretti, ma anche Fusaro e Paragone: i nomi della galassia

La galassia politico-culturale riunita attorno ad Alemanno dopo la promozione del “Comitato fermare la guerra” nel settembre 2022, che si oppone alle manovre politiche di Roma sull’Ucraina, parla chiaro. Negli ultimi mesi i manifesti e gli eventi di Alemanno lo hanno visto condividere il palco con figure come lo storico Franco Cardini, l’ex comandante della Folgore, il generale Marco Bertolini, l’ex vicedirettore del Tg1 Massimo Magliaro e il consigliere nazionale dell’Mcl (Movimento cristiano lavoratori) Giancarlo Moretti. A loro si sono aggiunti nomi più controversi come quelli del filosofo Diego Fusaro o di Gianluigi Paragone, leader di Italexit, al fianco di Alemanno in un articolato referendum contro l’invio di armi a Kyiv.

Alemanno, gli spazi a destra della destra e i flirt con Salvini
Gianni Alemanno con Massimo Magliaro (Imagoeconomica).

I temi: rifiuto delle logiche Nato, sovranismo spinto e attacco ai mercati finanziari

Non si può negare ad Alemanno spirito d’iniziativa e originalità nell’apertura al dialogo con mondi diversi rispetto al tradizionale riferimento costituito dalla destra meloniana tra Monte Mario, Colle Oppio e la Garbatella. Ma proprio per questa sua alterità al governismo di Fdi e alle logiche di partito Alemanno è diventato, come dicono le nostre fonti, «una figura dentro cui al partito ben pochi si fidano». L’effetto politico che la sua animata volontà di protagonismo può creare, tra pungoli al governo sul caso Vannacci e la commissione Covid, anti-americanismo, rifiuto delle logiche Nato, sovranismo spinto e attacco ai mercati finanziari, è piuttosto quello di muovere un’area di riferimento che non può consolidarsi in tempi brevi in un nuovo partito. Ma che può offrire spazi elettorali a chi voglia colmare il vuoto che un Fdi troppo governista potrebbe lasciare.

La prospettiva: un asse con Salvini in ottica Europee 2024

Non è sfuggito agli osservatori più informati, per esempio, il fatto che Matteo Salvini e la Lega abbiano utilizzato il caso Vannacci per smarcarsi a destra e provare a insidiare su temi libertari e “neo-conservatori” l’ingombrante partner maggioritario nel governo. «Salvini ha fiutato che potrebbe riaprirsi una diatriba tra conservatori e sovranisti» dentro alla destra, riportano fonti qualificate del Carroccio a Lettera43, «e del resto i rapporti personali tra lui e Alemanno sono positivi». La prospettiva allora potrebbe essere quella di un comun denominatore tra Lega salviniana e galassia del dissenso con l’orizzonte delle Europee 2024.

Alemanno, gli spazi a destra della destra e i flirt con Salvini
Gianni Alemanno e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Malumori per l’appiattimento del Carroccio sulla linea Giorgetti-Zaia

Non a caso al “Forum per l’indipendenza italiana”, kermesse sovranista organizzata da Alemanno a Orvieto a fine luglio, Fdi non ha portato suoi esponenti. Mentre nei tavoli hanno parlato due leghisti non di secondo piano: l’ex senatore Simone Pillon, esponente della destra ultraconservatrice, e Marco Zanni, eurodeputato ritenuto tra i più critici della svolta governista dell’era Draghi e dell’appiattimento del Carroccio sulla linea nordista di Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia che molti, nella Lega, credono possa aver pagato negativamente in termini di consenso.

Ma occhio alla reazione nelle roccaforti leghiste del Nord

Del resto, come abbiamo spiegato, c’è maretta nel Carroccio sul futuro assetto da tenere alle Europee, dato che gli europarlamentari uscenti temono che un’eccessiva moderazione possa colpire anni di lavoro e i consensi necessari alla rielezione di un gruppo ben più sparuto. In quest’ottica un dialogo con l’area Alemanno può garantire a una componente della Lega più ampi spazi di manovra. Ma quanto questo possa impattare sulle posizioni del Carroccio nelle roccaforti del Nord, dove prevalgono pragmatismo e moderazione, non è dato sapersi. Così come non è detto che l’area di Alemanno esista per farsi inglobare da forze esterne. L’ex sindaco di Roma agisce da battitore libero, da “zanzara” che punge a destra: e non sembra, nel breve periodo, desideroso di cambiare strategia.

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