Category Archives: Cronaca

Lodi, falso malato dal 2018: ai domiciliari collaboratore scolastico

I finanzieri del Comando provinciale di Lodi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di un dipendente pubblico, assente dal lavoro da oltre cinque anni con certificati medici falsi, che ha percepito indebitamente la retribuzione per circa 108 mila euro. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lodi con il coordinamento procura lodigiana hanno accertato che il collaboratore scolastico di un istituto lodigiano era ininterrottamente assente dal lavoro, quantomeno dal 2018, sulla base di certificazioni mediche fasulle, che gli hanno consentito di continuare a percepire per intero la retribuzione.

È scattata la denuncia per falso in atto pubblico

L’uomo è stato denunciato per falso in atto pubblico commesso dal privato, false attestazioni e certificazioni che giustificano l’assenza del pubblico dipendente dal servizio e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. Il gip l’ha quindi posto ai domiciliari. Nei suoi confronti erano già state svolte indagini della Guardia di finanza di Lodi in relazione all’indebita percezione di assegni di invalidità civile. Quell’importo era stato sequestrato nel 2022.

Lecce, detenuto evade durante una visita medica

Giovedì mattina, 30 novembre, un detenuto dell’istituto penitenziario Fazzi, a Lecce, ha tentato di evadere mentre si trovava all’ospedale per una visita medica. Si tratta di Geovani Bernia Castillo, 29enne di origine cubana e accusato di un omicidio avvenuto a Bitonto. Il detenuto ha eluso i controlli e ha tentato la fuga, ma è stato preso poco dopo dagli agenti della polizia penitenziaria.

Il detenuto si è nascosto sotto una vettura nel parcheggio dell’ospedale

Dopo essere riuscito a fuggire ai controlli Castillo si sarebbe recato nel parcheggio dell’ospedale Dea, provando a far perdere le proprie tracce nascondendosi sotto a una delle macchine parcheggiate. Nel frattempo, sono stati bloccati gli accessi alla struttura e sul posto sono sopraggiunti sia gli agenti della polizia di Lecce sia i carabinieri, per rinforzare le ricerche del 29enne, che è stato trovato poco dopo proprio sotto una vettura.

Sassari, un’ispettrice e due agenti aggrediti in carcere

Un’ispettrice e due agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti nel carcere di Bancali, a Sassari, da un detenuto che non gradiva un controllo nella sua cella. L’uomo si è scagliato prima contro i poliziotti e poi contro l’ispettrice intervenuta per riportare alla calma il recluso. Strattonati e colpiti, gli agenti hanno riportato contusioni non gravi. Ad aver denunciato l’episodio è stato il segretario nazionale del sindacato Consipe, Roberto Melis: «Ennesima aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria».

Melis: «Necessario inviare un segnale ai detenuti»

«Un fatto che ha procurato danni fisici ai poliziotti, ma la cosa ancora più grave è che in tutta questa brutta vicenda è stata aggredita, spintonata e strattonata, una donna, l’ispettrice», ha affermato Melis. «Il Consipe che rappresento insieme con il segretario regionale Sardegna, Gianluca Ghisaura, ha inviato una lettera ai vertici penitenziari chiedendo che siano applicate le disposizioni dipartimentali e l’immediato allontanamento del recluso che si è reso protagonista di tale vile gesto», ha continuato Melis. Poi il segretario nazionale del sindacato ha concluso: «Ovviamente, questa non è la soluzione al problema, certo è che se quanto disposto dal dipartimento fosse applicato, celermente, ogni qualvolta che si materializza un evento che mina la sicurezza e l’incolumità dei poliziotti, forse si invierebbe un segnale chiaro che in molti casi farebbe desistere i reclusi da mettere in atto questi tipi di comportamenti».

Ciclista travolto e ucciso in provincia di Milano

Un ciclista è morto investito da un’auto nella tarda serata del 29 novembre a Solaro, in provincia di Milano. L’uomo, un 50enne di origini sudamericane, per cause all’esame dei carabinieri di Rho è stato travolto da una Mercedes ed è morto sul colpo. Sul posto i soccorritori del 118 che, però, hanno solo potuto constatare la morte del ciclista.

Le indagini per comprendere la dinamica 

Sulla vicenda indagano i carabinieri di Rho che stanno cercando di comprendere la dinamica dello scontro per determinare le responsabilità dei soggetti coinvolti. L’intera comunità di Solaro, nel frattempo, è rimasta fortemente colpita dalla vicenda ed ha deciso di riunirsi per commemorare la vittima e manifestare il proprio cordoglio.

Avellino, morta la figlia del direttore sportivo Perinetti: aveva 33 anni

Emanuela Perinetti, figlia primogenita di Giorgio Perinetti, attualmente direttore sportivo dell’Avellino, è morta a soli 33 anni a causa di una malattia. Attiva nel campo dello sport, come suo padre, la manager aiutava brand, club e atleti a raggiungere obiettivi di marketing digitale, innovazione e sostenibilità. La 33enne, inoltre, nel 2018 era stata inserita nella classifica delle 150 donne più influenti del digital italiano.

Perinetti perde la figlia dopo la scomparsa della moglie nel 2015

In veste di Influencer Marketing Manager, Emanuela Perinetti si era affermata come una giovane donna di riferimento nel settore, oltre a essere la figlia maggiore di uno dei dirigenti calcistici più noti in Italia. Giorgio Perinetti ha ricoperto questo ruolo in numerose squadre dalla metà degli Anni 80 in poi, includendo esperienze con il Palermo, il Genoa, Venezia e Siena. Tuttavia, è stato soprattutto dirigente a Roma e Napoli, partecipando alla gestione societaria durante l’epoca di Maradona. Il direttore sportivo dell’Avellino ha recentemente lasciato la città per raggiungerla a Milano, dove era ricoverata in ospedale. Perinetti si trova ora ad affrontare un altro momento difficile dopo la perdita della moglie Daniela nel 2015 a causa di una grave malattia.

Da tempo picchiava la compagna, arrestato dai carabinieri a Valmontone

I carabinieri della Stazione di Valmontone e i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Colleferro hanno arrestato un 38enne romeno, residente a Valmontone, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia. I militari sono intervenuti, nella notte, presso un’abitazione di Valmontone, a seguito di una richiesta d’aiuto pervenuta al 112 da parte di un giovane romeno che segnalava l’aggressione in atto della mamma in balia del compagno convivente ubriaco.

La donna ha denunciato le continue aggressioni da parte del compagno

Sul posto i militari hanno trovato la donna, una 32enne romena, che, dopo essere stata trasportata presso il pronto soccorso dell’ospedale di Colleferro, per essere medicata per delle lievi lesioni riportate, guaribili in dieci giorni, si è recata presso la stazione dei carabinieri di Valmontone ed ha trovato la forza per denunciare le continue aggressioni da parte del compagno, specie quando era alterato per l’assunzione smodata di alcool, che la inducevano a temere per la propria vita. I militari erano intervenuti presso la medesima abitazione, nel mese di giugno scorso, per analogo evento in cui la donna riportava lesioni giudicate guaribili in 15 giorni ed in quella occasione, nonostante fosse stata invitata in caserma, aveva deciso di non denunciare. Per questo motivo, i Carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Velletri, hanno arrestato l’uomo e lo hanno condotto presso il carcere di Velletri.

Filippo Turetta, spuntano nuovi messaggi a Giulia: «Passi più tempo a casa con i tuoi che con me»

Gli avvocati della famiglia di Giulia Cecchettin, Stefano Tigani e Nicodemo Gentile, stanno preparando una memoria da depositare ai magistrati all’interno della quale verranno inclusi i messaggi che Filippo Turetta inviava alla sua ex fidanzata, in una vera e propria escaltion di possessività, imposizioni e lamentele. I legali sostengono che dai messaggi di Turetta si capirebbe anche l’aumentare dello stato di paura di Giulia, non soltanto perché lui minacciava di uccidersi se lei non fosse tornata con lui, ma anche perché la seguiva e non le lasciava vivere la sua vita.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin (X).

Le chat e i messaggi vocali assillanti

Anche dopo che la relazione con Giulia era conclusa, il ragazzo le inviava tanti messaggi, sia scritti che vocali. In uno di questi, ad esempio, diceva alla ragazza: «Stai con me, non con le tue amiche». In un altro: «Passi più tempo a casa con i tuoi piuttosto che con me». Frasi che lasciano comprendere la possessività e l’ossessione del ragazzo nei confronti di Giulia, tanto da non poter accettare che lei trascorresse del tempo con le sue amiche e i suoi cari. In un’altra conversazione, più un monologo in realtà, Turetta aveva tempestato Giulia di messaggi e chiamate perché lei non gli rispondeva. Era ad un concerto con la sorella Elena. Poi gli incontri casuali, come dice Turetta, alla fermata del pullman e un’insistenza di fondo che, sempre più, terrorizzava Giulia Cecchettin.

La sindrome del molestatore assillante

I comportamenti descritti e provati dalle chat, farebbero pensare ai consulenti degli avvocati della famiglia Cecchettin che Turetta avesse sviluppato la sindrome del molestatore assillante. È questa la strategia legale dell’accusa, ovvero spingere la procura a valutare l’aggravante dello stalking, anche se né Giulia né la sua famiglia avevano mai avanzato una denuncia formale contro il ragazzo. In particolare si vorrebbe riuscire a dimostrare che l’omicidio sia stato il risultato di un’escalation di pressioni e minacce, e non un’azione isolata e improvvisa come l’ha descritta Turetta nelle sue dichiarazioni spontanee al giudice. Per la famiglia Cecchetin e i suoi avvocati ci sarebbe stata una premeditazione, con il rancore del ragazzo per l’essere stato lasciato che si sarebbe trasformato in volontà di uccidere e accanirsi contro il corpo della ragazza.

Ita Airways cancella la tratta Milano-New York dall’8 gennaio 2024

Ita Airways ha deciso di cancellare ufficialmente il collegamento Malpensa-New York, l’unico della principale compagnia aerea italiana nello scalo intercontinentale di Milano e una delle tratte più redditizie del Paese. L’ultimo decollo, del volo AZ604, è previsto per domenica 7 gennaio 2024 con destinazione all’aeroporto JFK.

Cosa fare se si è prenotato un volo dopo il 7 gennaio

Secondo quanto apprende il Corriere, le circa 7 mila persone che hanno prenotato un volo dall’8 gennaio fino a novembre 2024 hanno due opzioni: riprenotare un altro volo di Ita con scalo a Roma Fiumicino, o richiedere il rimborso dell’intero costo del biglietto.

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Le motivazioni dietro lo stop

La motivazione principale che ha spinto la compagnia aerea a cancellare il collegamento è l’eccessiva concorrenza sulla rotta Milano-New York, che vede la presenza di compagnie grandi come Delta Air Lines, American Airlines, United Airlines ed Emirates. Inoltre, l’assenza di altri voli di Ita su Malpensa non ha aiutato sul fronte della sostenibilità economica. Ita Airways continuerà i suoi servizi a Linate, il city airport dove ha il 60 per cento degli slot, ma che non effettua voli intercontinentali.

Minorenne tedesca segregata e violentata per due anni in un maneggio di Roma

Prima le minacce, poi le violenze e gli abusi. Una ragazza di 17 anni è stata segregata e violentata per due anni da due dipendenti pakistani del maneggio “La Melazza”, alla periferia nord di Roma. Ali Roze, quello che ha sempre sostenuto di esserne il fidanzato, di 10 anni più grande di lei, è stato condannato con rito abbreviato, mentre l’altro, Yasir Imran – oggi 39enne – è imputato per i reati di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni personali e maltrattamenti.

A salvare la ragazza fu un automobilista di passaggio

La vicenda, di cui si è avuto notizia dal Messaggero, risale al 2021. A salvare la ragazza fu un automobilista di passaggio, che offrì aiuto alla ragazza dopo averla vista in difficoltà in compagnia del suo fidanzato che la stava strattonando. La giovane riuscì poi a raccontare tutto ai carabinieri, che identificarono e arrestarono i due pachistani, che con la minorenne tedesca condividevano la foresteria del maneggio. Durante il processo hanno parlato diversi dipendenti dell’agriturismo che, come riporta il Messaggero, hanno spiegato di non essersi mai accorti dello stato di segregazioni in cui viveva la ragazza, né di sapere che fosse minorenne.

La 17enne era arrivata in Italia nel 2019 con Roze

La 17enne si era allontanata dalla sua famiglia, in Germania, per venire in Italia con Roze, questo il nome dell’uomo già condannato. Quest’ultimo l’aveva portata a settembre del 2019 nel maneggio alle porte nord di Roma, dove il connazionale e parente Imran lavorava già come stalliere. Qui la giovane, è emerso, è stata privata della libertà personale e della possibilità di avere contatti con il mondo esterno, per quasi due anni. Roze e Imran le avevano infatti distrutto il cellulare e tolto i documenti. Dopo essere riuscita a fuggire e aver denunciato i suoi aguzzini, la ragazza è tornata a vivere in Germania.

Suicidio assistito, in Svizzera morta la 74enne Margherita: indagato Marco Cappato

La procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati per aiuto al suicidio Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Cinzia Fornero, volontaria dell’associazione Soccorso Civile, e Paolo Botto, fratello della professoressa di 74 anni Margherita. Quest’ultima, malata oncologica, è morta ieri mattina in Svizzera. L’indagine riguarda la morte assistita della docente in una clinica di Zurigo dove è stata accompagnata dal fratello e da Cinzia Fornero.

I tre si sono autodenunciati

Cappato è il presidente dell’associazione che ha organizzato il viaggio. I tre stamani si sono autodenunciati. Quello di ieri è il quarto episodio per cui a Milano è stata aperta una inchiesta. A coordinarla sono il pm Luga Gaglio e l’aggiunto Tiziana Siciliano. Sono gli stessi magistrati che hanno coordinato l’indagine che riguarda Elena Altamira, 69enne veneta malata terminale di cancro, e Romano, 82 anni, ex giornalista e pubblicitario, relegato in un letto da una forma grave di Parkinson, entrambi accompagnati alla clinica Dignitas di Zurigo.

Chiesta l’archiviazione per il caso di Romano

Per questo secondo caso la Procura, con una «interpretazione» più estensiva dell’ormai nota sentenza della Consulta del 2019 sulla vicenda dj Fabo, ha chiesto al gip Sara Cipolla l’archiviazione. Sono stati ritenuti «non punibili» come aiuto al suicidio anche quei casi in cui manca come presupposto il fatto che il malato sia attaccato alle macchine per sopravvivere.

Filippo Turetta, salta il colloquio coi genitori: servirà supporto psicologico

Filippo Turetta non incontrerà i genitori. Il colloquio tra papà Nicola, mamma Elisabetta e il figlio 21enne, accusato del femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato autorizzato dalla procura di Venezia, ma la coppia ha preferito rinviare. A comunicarlo alla direzione del carcere di Verona è stato l’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso. E le motivazioni vanno ricercare nella necessità di preparare tanto il ragazzo quanto i genitori a un faccia a faccia che rischia di essere molto intenso. Turetta si avvarrà di un supporto psicologico e si presume che possano farlo anche padre e madre.

Le dichiarazioni spontanee di Turetta

Nella giornata di ieri, 28 novembre, Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip ma ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee. Il ragazzo ha affermato: «Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro».

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I funerali di Giulia slittano 

E intanto a slittare sono anche i funerali di Giulia Cecchettin. Sembrava che potessero essere disposti per sabato 2 dicembre, all’indomani dell’autopsia sul corpo della ragazza. L’avvocato della famiglia della studentessa 22enne, invece, ha comunicato che saranno organizzati per lunedì o martedì. A deciderlo sarà papà Gino. Sicuro, invece, il luogo: la basilica di Santa Giustina a Padova, dove Giulia studiava ingegneria biomedica. All’Adnkronos, don Francesco Monetti, parroco di Saonara, dov’è cresciuta la ragazza, ha lanciato un appello: «Ora è il momento del silenzio. Penso sia nel silenzio che maturino i pensieri più giusti, più onesti».

Chef Rubio condannato per i post su Israele, dovrà risarcire Linkiesta

Il tribunale di Milano ha condannato chef Rubio a rimuovere un post contro Israele pubblicato sul proprio profilo X e a risarcire Linkiesta per 2.700 euro. A comunicarlo è lo stesso Rubio, all’anagrafe Gabriele Rubini, pubblicando la sentenza del giudice e commendando di rispettare il provvedimento del magistrato «anche se non lo condivido».

Aveva accusato la testata di essere sionista

Nella sentenza il giudice Andrea Manlio Borrelli ordina all’ex conduttore televisivo di «rimuovere immediatamente» un post in cui offendeva Linkiesta, accusandola di essere «sionista» e minacciando così la testata: «Un giorno dovrete rispondere del vostro supporto ai coloni terroristi ebrei». Già in passato chef Rubio era stato indagato per le sue esternazioni sui social. Lo scorso gennaio, proprio in occasione del Giorno della Memoria, è stato denunciato insieme con altre 19 persone, tra cui dei no-vax, per le ingiurie nei confronti della senatrice Liliana Segre.

Tribunale di Latina, si cosparge di benzina e tenta di darsi fuoco: arrestato

Momenti di panico al Tribunale di Latina dove un uomo di nazionalità italiana avrebbe tentato di darsi fuoco dopo essersi cosparso il corpo di benzina. Solo il pronto intervento dei responsabili della sicurezza avrebbe evitato il peggio. L’uomo è poi stato fermato e sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno provveduto ad arrestarlo.

I possibili motivi del gesto

In base alle prime ricostruzioni, parrebbe che l’uomo stesse cercando di entrare nel Tribunale di Latina e, all’altezza dei metal detector, abbia iniziato a cospargersi di benzina tenendo in mano un accendino. Non chiari, al momento, i motivi del gesto, anche se secondo alcune testimonianze l’uomo intendeva protestare contro i ritardi del processo sulla morte della moglie.

«Se non torni ti faccio fare la fine di quella in tv», uomo arrestato nel Siracusano

«Se non torni con me ti faccio finire come a quella di cui stanno parlando in televisione»: è la minaccia riferita alla sua ex compagna, con un chiaro richiamo a Giulia Cecchettin, fatta da un 64enne di Priolo Gargallo che è stato poi arrestato dalla polizia. Nei confronti dell’uomo è stato eseguita un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con uso del braccialetto elettronico per atti persecutori, emessa dal gip di Siracusa su richieste della locale Procura. Il provvedimento restrittivo è stato emesso pochi giorni dopo la denuncia della vittima su aggressioni verbali, pedinamenti e molestie a cui era sottoposta dall’ex.

Dopo minacce simili un 18enne è finito in carcere in Val d’Aosta

Un episodio analogo si era già verificato ad Aosta, dove un 18enne è stato arrestato dai carabinieri per le gravi minacce rivolte all’ex fidanzata minorenne: «Ti faccio fare la fine di quella là», riferendosi a Giulia Cecchettin uccisa da Filippo Turetta. Dopo vessazioni, minacce e violenze, la ragazza con cui aveva una relazione dall’estate del 2022 lo aveva lasciato e lui avrebbe cominciato a mandarle messaggi minatori, poi a pedinarla davanti a scuola, ad appostarsi alla fermata dell’autobus e, infine, a pronunciare le minacce di morte. Sono stati i genitori della ragazza, una studentessa, a rivolgersi ai carabinieri di Aosta, essendo peraltro già a conoscenza dell’incubo che stava vivendo la figlia. Durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Brissogne, il 18enne ha negato ogni addebito.

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Incidente treno in Calabria, giovedì sciopero di 8 ore di Ferrovie dello Stato

A seguito dell’incidente ferroviario mortale avvenuto martedì sera nei pressi di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, i sindacati hanno indetto per giovedì 30 novembre uno sciopero di 8 ore, dalle 9 alle 17, dei lavoratori di tutto il Gruppo Fs italiane e di tutte le imprese ferroviarie «per denunciare, in attesa che la magistratura faccia piena luce sull’accaduto, la fragilità di un sistema infrastrutturale dimostratosi nuovamente inadeguato per utenza e lavoratori». Così le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal.

I sindacati: «A istituzioni e Rfi non interessa alzare standard di sicurezza»

È di due morti il bilancio dell’incidente in cui sono rimasti coinvolti un treno e un camion. Le vittime sono la capotreno del convoglio, Maria Pasini di 61 anni, e il conducente del mezzo pesante che viaggiava da solo, Said Hannaoui di 24 anni. «Esprimiamo il nostro cordoglio ai familiari delle vittime e la nostra vicinanza a tutte le persone coinvolte nel grave ed ennesimo incidente ferroviario. Da anni denunciamo la pericolosità dei passaggi a livello in tutti i livelli di confronto, chiedendone la soppressione totale. Eppure, nonostante l’Agenzia nazionale per la Sicurezza ferroviaria abbia evidenziato il numero di incidenti e di vittime determinati da incidenti analoghi a quello odierno, i passaggi a livello in Italia sono ancora migliaia», hanno dichiarato i sindacati, accusando che «le istituzioni e Rfi non si preoccupano di innalzare gli standard di sicurezza sulla infrastruttura ferroviaria, in un continuo rimpallo di responsabilità».

Cadavere in resort vacanze a Paestum, ipotesi femminicidio

Potrebbe essere stata vittima di femminicidio la 57enne napoletana che, lo scorso 10 novembre, era stata ritrovata cadavere in un villaggio turistico di Capaccio Paestum (Salerno) chiuso al termine della stagione estiva. Sul corpo della vittima, come riportato da Il Mattino, sono stati riscontrati dei segni di strangolamento. L’autopsia ha permesso anche di confermare l’identità della donna: si tratta di Virginia Petricciuolo, originaria di Portici ma residente a Napoli.

Il corpo era stato ritrovato da una delle proprietarie

I carabinieri avevano trovato il suo documento d’identità all’interno della struttura ma, in una prima fase, non era stato possibile appurare con certezza l’identità della donna, in quanto il corpo era in avanzato stato di decomposizione. L’ipotesi è che si trovasse in quella stanza da almeno un mese. Sull’inchiesta vige il più stretto riserbo e gli investigatori continuano a vagliare ogni pista. In queste settimane carabinieri e Procura hanno scavato nel passato della donna, ascoltando diverse persone per capire come e perché si trovasse in quella struttura – aperta solo d’estate – di Capaccio Paestum. Il corpo, infatti, era stato ritrovato da una delle proprietarie, insospettita dall’odore nauseabondo proveniente dalla stanza. All’interno gli investigatori avevano ritrovato anche i resti di un pasto, probabilmente consumato da due persone. Probabile, dunque, che la 57enne non fosse da sola.  E i segni emersi dall’autopsia confermerebbero questa ipotesi, anche se l’indagine prosegue a 360 gradi.

Trieste, maxi rissa tra giovani: due persone accoltellate

Martedì 28 novembre a Trieste, in piazza Carlo Alberto, si è verificata una maxi rissa che ha coinvolto più di 20 persone, tutti di giovane età, inclusi minorenni e di nazionalità straniera. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, due bande, una proveniente dall’Afghanistan e una dal Pakistan, si sono scontrate utilizzando mazze, bastoni, coltelli e persino una pistola giocattolo. Al termine dello scontro, due giovani sono rimasti feriti con delle coltellate. Entrambi sono stati trasportati all’ospedale di Cattinara, uno con lesioni al torace e l’altro con ferite all’addome e a un braccio. Le loro condizioni non sono gravi. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti gli agenti della Squadra volante e gli operatori del 118. La polizia ha avviato le indagini per determinare le cause della rissa e per ricostruirne la dinamica.

Il Papa all’udienza generale: «Non sto ancora bene»

Mercoledì mattina Papa Francesco si è recato nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale ma ha deciso di non leggere la catechesi e di affidare il compito ad un suo collaboratore. «Ancora non sto bene, con questa gripe (influenza in spagnolo, ndr) e la voce non è bella», ha detto Bergoglio sul suo stato di salute, con la voce un po’ affaticata. Poi ha passato la parola, sia per la lettura della catechesi che per quella dei saluti ai fedeli dei vari gruppi linguistici, a monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato. Il Papa, inoltre, ha deciso di annullare il viaggio a Dubai per parlare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop28. «Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie», i medici hanno chiesto al «Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni». Lo ha riferito il portavoce vaticano, Matteo Bruni.

Omicidio a Priverno, ucciso un uomo e ferita la sua compagna: fermato il figlio della donna

Un uomo di 50 anni, Germano Riccioni, è stato vittima di un omicidio nella sua casa di Priverno, in provincia di Latina, nel quale è rimasta gravemente ferita anche la compagna, Adele Coluzzi, di anni 57, trasportata in eliambulanza in gravi condizioni all’ospedale San Camillo di Roma. Per questo efferato gesto è stato fermato il figlio della donna, che ora dovrà chiarire agli inquirenti la propria posizione.

L’allarme dei vicini di casa alle 6 del mattino

L’omicidio, come detto, si è verificato nella casa della vittima, in via Madonna del Calle a Priverno. Il figlio di Adele Coluzzi, secondo quanto sostenuto dai militari dell’arma dei carabinieri, si è scagliato contro il compagno della madre con un coltello, uccidendolo, e poi ha gravemente ferito anche la mamma. L’allarme al 112, intorno alle 6 del mattino del 29 novembre, è stato lanciato dai vicini di casa svegliati dalle urla che provenivano dall’abitazione. L’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di fermare il ragazzo ritenuto responsabile dell’omicidio.

«Capodanno con canzoni sessiste», annullata l’esibizione di Emis Killa a Ladispoli

Il sindaco di Ladispoli, dopo il caso creatosi per la partecipazione di Emis Killa al concerto di Capodanno, ha deciso di annullare l’esibizione del rapper. «Nonostante l’artista si sia già esibito nella nostra città nel 2022, abbiamo deciso, di comune accordo con tutti i soggetti coinvolti, al fine di ristabilire un clima di serenità, di annullare la sua esibizione in programma la sera del 31 dicembre. Non appena possibile comunicheremo le variazioni alla scaletta dell’evento», scrive sui social il primo cittadino Alessandro Grando, della Lega, dopo la polemica sulle canzoni sessiste del cantante. «Comprendo le ragioni di chi ha espresso contrarietà sul contenuto di alcuni testi, ha sottolineato, ma la nostra intenzione non è mai stata quella di veicolare messaggi sbagliati». «Lo stesso Emis Killa ha chiarito la sua posizione, ricordando che la canzone è un mettersi dal punto di vista dell’aggressore per raccontare fatti che, purtroppo, accadano nella vita reale, già sette anni fa», ha precisato. «Noi vogliamo solo regalare ai nostri giovani la possibilità di assistere gratuitamente, in un clima di festa, ad un grande evento nella propria città», ha aggiunto il sindaco.

Emis Killa, sessista? «Racconto storie, belle o brutte che siano»

«Nel rap esiste una cosa chiamata story telling. Significa rappresentare una storia in rima, bella o brutta che sia. Nel pezzo interpreto, invento, racconto fatti che purtroppo per quanto spiacevoli accadono. Nel pezzo non è Emiliano che parla e non penso nemmeno di dover dare troppe giustificazioni a chi non vuole capire. In un altro story telling molto più recente interpreto Renato Vallanzasca, non so, volete accollarmi qualche anno di galera? Oppure radiamo da tutti i cinema Denzel Washington visto che in “He got game” uccide la moglie. Vi dovete ripigliare». Così il rapper Emis Killa replica alle accuse di sessismo piovute su di lui a seguito della scelta del Comune di Ladispoli di affidargli il concerto in piazza di fine anno. «Per farvi un’idea di me a riguardo dovreste parlare con le donne che fanno parte della mia vita, dalla mia famiglia alle amiche – aggiunge l’artista in un post su Instagram -. Potete cancellare tutti i concerti che volete, bannare i rapper dalle radio, indignarvi in gruppo sui social, non cambierete così la realtà che gente come me ha il coraggio di raccontare, anche quando questo mi torna indietro nel peggiore dei modi. Cercate i colpevoli tra i colpevoli, non tra chi è dalla vostra parte pur avendo un altro modo di affrontare le cose». Poi Emis Killa posta il messaggio di una sua fan, che racconta di essere stata «vittima di una relazione tossica per un anno e mezzo», sottolineando che le canzoni del rapper la hanno salvata. «Questi sono gli effetti sulla gente. Giornalai», conclude l’artista.

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